Archivio per December, 2008
Andando in corteo
Pubblicato da Marcella De Carli
Venerdì scorso, 12 dicembre, sono andata, indomita, in manifestazione con i miei tre figli e con mio padre. Che si era preparato dei cartelli: “1948 pane e lavoro-2009 lavoro e pane, i fantasmi ritornano” e “salviamo l’istruzione e la costituzione” (be’, questo gliel’avevo commissionato io…)
In metropolitana eravamo piuttosto visibili e la gente ha iniziato a parlare. Eravamo in ritardo sui tempi, per cui non c’era più nessuno diretto al corteo, ma persone che, per la maggior parte, andavano a lavorare.
Hanno iniziato a parlare. A parlare di loro, della scuola, del futuro. E’ stato strano, a Milano, tutto quel comunicare…
Un pensiero per la ragazza seduta di fianco a me: venuta dal sud a milano, con due lauree in tasca sudate (anche con l’aiuto dei suoi genitori che a suo dire hanno fatto enormi sacrifici per lei), costretta ad un lavoro da commessa. Precario.
Lessico familiare
Pubblicato da Marcella De Carli
dicembre 2006, Marte ha cinque anni
“Bravo Marte, sei un poeta!”……………………….”mamma, cosa vuol dire ‘eta’?”
agosto 2008, Tian ha cinque anni
“Tian, mi sa che tu sei un po’ artista!”………………….”mamma, ma chi sono i ‘poartisti’?”
Buon Natale povera scuola pubblica, una lettera dal sud
Pubblicato da Marcella De Carli
Ricevo e pubblico la bella lettera di Donata (da Foggia) che chiarisce come i tagli vadano a distruggere esperienze significative come quella del modulo (non solo il tempo pieno) che al sud riguarda la maggior parte delle realtà scolastiche.
Carissimi tutti, ieri mi hanno telefonato dall’Attacco, quotidiano della provincia di Foggia, pieni di entusiasmo perchè sembrava che il maestro unico fosse rientrato, ho subito chiarito che non era vero. Ho dovuto spegnere diversi entusiasmi, ho dovuto dire a colleghe e amici, che in fretta si erano entusiasmati per il passo indietro della gelmini, che bisognava andarci più che cauti e che ciò che viene distrutto e su cui non torneranno indietro è proprio il modulo che tanto abbiamo difeso in questi anni nella nostra scuola e nelle scuole sopratutto del sud. Scusate la franchezza ma resta chiaro che l’intenzione è quella di distruggere la scuola pubblica, fare sì che il sapere diventi piccola cosa, propinabile in pacchetti, sufficienti 24 ore settimanali. Ricordo che sono una menzogna anche le 24 ore perché in esse sono da considerare le 2 ore di religione obbligatorie a settimana e probabilmente l’ora di inglese. Cosa resta? Si vuole distruggere il modulo, la fucina di confronto, di relazione per eccellenza, la parità tra insegnanti, la condivisione e la corresponsabilità nei confronti degli alunni e della valutazione degli apprendimenti. La gelmini lo dice chiaramente nell’intervista allla stampa, non è abolito l’insegnante unico, vale a dire colui o meglio colei che ha la responsabilità della classe, altri insegnanti sono satelliti che ruotano intorno, anche quando l’orario è superiore alle 24, anche fino alle 40 del tempo pieno, abolite del tutto le ore di compresenza e di confronto, che già ridotte al minimo, attualmente equivalgono ad un’ora a classe per insegnante. Un’ora preziosissima in cui ti dai da fare a colmare vuoti, per stare vicino a chi ha bisogno di più tempo, a chi, per capacità piuttosto elevate, cerchi di presentare problemi più complessi per non farlo annoiare; un’ora per parlare con la collega della bambina che senti strana da qualche giorno e che forse lei ha saputo interpretare meglio di te, per preparare un passaggio di apprendimento in forma laboratoriale perché le intelligenze sono multiple e per alcuni non basta la parola per comprendere, per organizzare un lavoro più complesso, per aiutare la collega in alcuni passaggi, spesso per sostituire i colleghi assenti e offrire ad alunni di classi non tue una presenza comunque qualificata, per non scioglire il gruppo classe e mandare i bambini sparpagliati in altre classi per tante ore. Un’ora per tamponare tutte le emergenze, le fotocopie che devi farti da sola perché magari manca il bidello; organizzare un’uscita, parlare con i genitori, scambiare una poesia, suggerire un libro a una collega. Parlare con i colleghi che come te hanno attraversato tante stagioni e tante riforme, con cui continui ad adattare e piegare le teorie alle difficoltà di ogni giorno, alla vita nel suo pulsare e sorprendere, per passione, solo per passione. Passione verso una scuola che ha tenuto perché gli insegnanti hanno continuamente adottato il modo di programmare, di organizzare il lavoro, di affrontare modelli di valutazione a volte veramente assurdi, perchè non mortificassero i corpi e le menti degli studenti. Scusate lo sfogo!!! Ma mi è sembrato che in giro ci fosse voglia di non occuparsi più di scuola!!!Un oscillare tra “a che serve lottare, i giochi sono fatti!” e l’attuale “va bene, è tutto rientrato!” Non è il momento di tirare sospiri di sollievo anche se è più comodo, anche se dobbiamo pensare positivo perché è Natale e magari se ci deprimiamo consumiamo meno e questo non fa bene al paese. Buon Natale povera scuola pubblica, Buon Natale a tutti. Donata
La correzione degli errori
Pubblicato da Marcella De Carli
Nella direzione dell’infondere fiducia si muove anche l’atteggiamento nei confronti dell’errore: l’insegnante montessoriana deve dimostrarsi capace di accettare gli errori e di gratificare gli sforzi. L’intervento dovrà essere limitato mentre è necessario essere generosi nell’incoraggiamento e nell’affiancamento.
“Qualunque cosa sia fatta nella scuola da insegnanti, da bambini o da altri, ci sono sempre errori. Nella vita della scuola deve entrare il principio che non è importante la correzione, ma il controllo individuale dell’errore, che ci dice se abbiamo ragione o no. Io devo sapere se ho lavorato bene o male, e, se prima avevo considerato l’errore con leggerezza, ora esso mi diventa interessante. Nelle comuni scuole un alunno sbaglia senza saperlo, inconsciamente o con indifferenza, perchè non è lui che deve correggere i propri errori, ma è l’insegnante che se ne incarica. Quanto è lontano quel procedimento dal campo della libertà! Se io non ho l’abilità di controllare i miei sbagli, devo rivolgermi a qualcuno che può non sapere meglio di me. Quanto è più importante invece capire gli sbagli che si fanno e sapersi controllare……
….La possibilità di procedere consiste in gran parte nell’avere libertà ed una via sicura, ed i mezzi di dire a noi stessi se e quando sbagliamo. Quando riusciamo a seguire questo principio nella scuola e nella vita pratica, non importa che l’insegnante o la madre siano o no perfette. Gli errori commessi dagli adulti hanno un che d’interessante, e i bimbi simpatizzano con essi, in maniera però completamente staccata. Diventa per loro un aspetto della natura, ed il fatto che tutti possiamo sbagliare provoca nel loro cuore un grande affetto; è una nuova ragione di unione tra madre e bambino. Gli errori ci avvicinano e ci fanno più amici: la fratellanza nasce meglio sul sentiero degli errori che su quello della perfezione. Se uno è perfetto non può più cambiare: due persone perfette messe insieme per solito combattono fra loro perchè non vi è possibilità di mutare e di capirsi.”
(Maria Montessori - L’errore e il suo controllo - da “La mente del bambino, pag.246/247)
“Chi può dirsi contrario al voto in condotta, al grembiule, al ritorno ai voti?” Io, per esempio, signora ministra!
Pubblicato da Marcella De Carli
Ecco alcuni stralci di un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti alla Gelmini apparsa su “La stampa” il 1° dicembre.
Credo che il ministro meriti alcune risposte chiare…
Il film della sua vita?
«Recentemente mi ha colpito “La classe”. Mi ha suggestionato la figura di un ragazzo cinese, inserito in una classe francese, che denuncia la difficoltà ad integrarsi a causa del fatto che non conosce la lingua… E questo mi ha convinto del fatto…»… che ci vogliono le classi ponte.
«La conoscenza della lingua e della Costituzione è importante per l’integrazione».Ma saranno classi o saranno corsi?
«Sono favorevole alle classi ponte, ma ci saranno anche corsi pomeridiani di italiano per stranieri…».Classi o corsi? Non è la stessa cosa.
«Un supporto aggiuntivo ai ragazzi immigrati ci vuole».Classi speciali.
Si formerà una classe, adesso non so, è un problema organizzativo, didattico, non certo di razzismo».Ministro, se crea dei corsi è didattica, se crea delle classi è razzismo.
«Ci si divide sempre sul pro e sul contro. Stavolta tirando in ballo questo spettro del razzismo…».Il libro della sua vita?
«Diversi. A volte rileggo i Promessi Sposi».Lei viene accostata al «Libro Cuore».
«Sono stata accusata di avere uno sguardo rivolto al passato, di volere una scuola non moderna».Invece?
«Invece credo che disciplina, rigore negli studi, rispetto degli altri siano valori attuali».Sua sorella Cinzia fa l’insegnante. Ma è della Cgil.
«Andiamo molto d’accordo».Si è data malata per non fare lo sciopero contro di lei. Ma l’hanno criticata lo stesso.
«È sciocco speculare su queste cose».La pensate alla stessa maniera?
«Mi dà molti consigli. Condivide le mie proposte, anche perché sono di buon senso. Chi può dirsi contrario al voto in condotta, al grembiule, al ritorno ai voti? Non siamo mica davanti alla Grande Riforma della scuola. Questa è normale manutenzione».Il maestro unico…
«I bambini non hanno bisogno di insegnanti specialistici ma di qualcuno che insegni loro a leggere, a scrivere e a fare di conto».Ma il tempo pieno?
«Le classi a tempo pieno aumenteranno».Un maestro solo farà tutto il tempo pieno?
«Maestro prevalente».Mi aiuti. Il maestro fa 22 ore. Diciamo dalle 8 alle 12. E poi?
«Ci saranno altri insegnanti».Invece della compresenza, la presenza a seguire.
«Per questo si parla di maestro prevalente».E il non prevalente, che fa?
«Inglese, informatica, religione, dipende…».Il maestro di religione rimane?
«Sì».Non è un po’ anacronistico?
«È importante difendere le nostre radici, la nostra cultura…».La nostra cultura la facciamo difendere dai sacerdoti?
«La nostra cultura è permeata dalla cristianità».Facciamo un’potesi: una classe composta soltanto da bambini musulmani. Gli raccontiamo di Gesù Cristo?
«Chi viene nel nostro Paese deve conoscere le radici, la cultura, le tradizioni».Zapatero ha eliminato il crocifisso dalle scuole.
«Da noi rimane ancora. Grazie a Dio. Non offendiamo i musulmani se lasciamo nelle nostre aule il crocifisso».Il problema non sono i musulmani, sono i laici.
«Massimo rispetto per chi non crede. Ma il crocifisso non è un’offesa per nessuno».