Archivio per December, 2008
Spunti di riflessione sulla scuola da Grazia Honegger Fresco
Pubblicato da Marcella De Carli
Per parlare di scuola da dove cominciare?Ecco alcuni spunti provocatori:- I bambini, che dovrebbero essere i protagonisti del proprio processo formativo, sono da sempre recettori passivi di adulti che parlano (in casa come a scuola, del resto) e questo a 2 come a 7 come a 12 come a 16 anni. Ci sono qua e là forme superficiali di partecipazione, ma in sostanza la realtà è un immobile pantano: è come se i bambini (o i ragazzi) avessero solo orecchie per ascoltare, dita per tenere una penna e sfogliare pagine e natiche per stare seduti. E questo è tanto più grave per quanto sono giovani.No, i bambini e i ragazzi non sono nella mente di nessuno.- I piccoli del nido sono trattati come adolescenti: tutti in gruppo a fare a comando travasi o pittura. Gli adolescenti sono trattati come bebè: monadi da tenere accuratamente separate - non devono aiutarsi, tanto meno progettare insieme. I bambini delle materne devono riempire schede, colorare figure stereotipate, imparare canzoncine (le solite!) nonché fare lavoretti, di regola “aggiustati” dalle maestre. Quanto alle elementari – strombazzate come le migliori al mondo – i ragazzini sono trattati come adolescenti: cambiano maestra ogni ora o due, hanno testi obbligatori (regalati dallo Stato) difficili da capire anche dai loro genitori; costretti a imparare tutto in astratto, aritmetica e geometria comprese, devono affrontare argomenti complessi, come ad esempio la biologia cellulare o la critica dei film.- Si protesta contro il maestro unico perché oggi molti insegnanti non vogliono più fare lo sforzo di essere informati anche su storia, anche su musica, anche su… Occorrono esperti su ogni area disciplinare, neanche si fosse al liceo, e non importa se poi l’inglese è parlato da persone con forte accento piemontese o napoletano o se il disegno non ha più niente di personale e di creativo.Perché piuttosto non si utilizzano due maestri in compresenza per condividere la cura individuale dei loro allievi, alcuni dei quali forse svantaggiati - si tratti del cosiddetto iperattivo o di quello molto lento e un po’ trasognato, del ragazzino sordo o dell’altro appena arrivato dal Maghreb? Altro che classi-ponte! In un’età così delicata e importante per la crescita, come si costruisce un’immagine unitaria e priva di pregiudizi di questo o quel bambino?C’è una sorta di scarico di responsabilità che non si risolve nelle poche o tante riunioni tra docenti, come dimostra - e pesantemente - la vita nella scuola media, né d’altra parte gli insegnanti ricevono, negli anni della laurea o dopo, adeguata preparazione circa le differenze tra un’età e l’altra e l’attenzione sacrosanta dovuta a ogni individuo per le sue differenze personali.No, questa non è una scuola su misura dei bambini.Né quella che abbiamo né quella che vogliono con la riforma darci. È la mia idea. Volentieri mi confronto con la vostra.
Ma la scuola che abbiamo ci piace davvero?
Pubblicato da Marcella De Carli
La difendiamo, perchè non si lascia morire un moribondo, perchè quel che di sano rimane stanno cercando di farlo sparire e a quello ci attacchiamo, alle belle esperienze e alle belle persone. Ma non mi sembra sufficiente. Ora che abbiamo fatto di tutto per salvarla, proprio ora dobbiamo anche cercare di ridarle dignità.
Per farlo però è necessario uscire dalla logica di autocelebrazione che molti stanno abbracciando: ben felice di conoscere storie di ottime insegnanti, di bambini felici, di genitori entusiasti, penso che la realtà dei fatti vada almeno un po’ ridimensionata. Esistono infatti bravi maestri e cattivi maestri, così come ottime sezioni e pessime sezioni all’interno di uno stesso istituto, e ottimi istituti e pessimi istituti. Si dirà “che scoperta”, ma sembra che sia vietato dirlo, e allora lo dico.
Una scuola che funzioni sempre e per tutti non può e non deve affidarsi alla fortuna e al caso.
In questo periodo sembrano essersi congelate le critiche sulla scuola che non va, o meglio, sembra che tutto sia causa e colpa d’altri (politiche di ieri e di oggi) e che la responsabilità personale venga meno in un gioco in cui, per unire, non ci si può dire ciò che non funziona.
E’ proprio qui che si perdono consensi, soprattutto dei genitori. Perchè non per tutti l’esperienza scolastica dei figli è la migliore possibile, anzi. Di maestrine dalla penna rossa è ancora piena l’Italia, così come di insegnanti che invocano il voto in condotta come strumento di controllo perchè umiliare i bambini con note e castighi non basta, il tempo pieno con i tempi rilassati non è ovunque ed esistono moltissime realtà in cui alle otto ore a scuola seduti immobili al banco si aggiungono quotidiani compiti a casa.
E allora forse è ora di iniziare a dire che cosa c’è dentro questa scuola che vorremmo, che però ancora non c’è. Almeno non per tutti.