Archivio per January, 2009
Genova, gli ateobus UAAR ‘tornano’ in circolazione
Pubblicato da Marcella De Carli
Ho ricevuto oggi questa notizia tramite il gruppo di facebook “Vogliamo i bus atei in tutta Italia!!!” e , volentieri, diffondo
Avrebbero dovuto sfilare per la città dicendo che Dio non esiste, ma sono stati bloccati dalla concessionaria degli spazi pubblicitari che li trovava lesivi delle convinzioni religiose. Oggi gli ateobus hanno ottenuto il semaforo verde per un nuovo slogan e si preparano a dare ai genovesi due notizie allegre: “La buona notizia è che in Italia ci sono milioni di atei. Quella ottima è che credono nella libertà di espressione”.
«Dopo tutto l’inatteso bailamme per i vecchi ateobus, - spiega Raffaele Càrcano, segretario generale dell’Uaar - volevamo lanciare un altro messaggio: volevamo dire che, tra gli italiani, uno su sette è ateo o agnostico, anche se politici, media e aziende municipalizzate non ne tengono conto. La nostra è una campagna per la loro visibilità, perché più visibilità significa meno discriminazione e più rispetto». La IGP Decaux, la concessionaria degli spazi pubblicita-ri della società di trasporti genovese, ha dato il via libera al nuovo slogan, al posto del prece-dente: “La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”.
Intanto la Uaar non ha desistito con il vecchio slogan, anzi. Il gruppo Facebook che sostiene gli ateobus ha già 4000 sostenitori e sono stati raccolti 23 000 euro di donazioni per metterli in circolazione in altre città. «Non desistiamo perché è in gioco la libertà di espressione: – insiste Carcano – dobbiamo ribadire che, per la nostra Costituzione, credenti e non credenti hanno gli stessi diritti, compreso quello di dire “Dio c’è” o “Dio non c’è”».Comunicato stampa Uaar
L’Uaar ha diffuso questo comunicato perché la notizia, a sua insaputa, era già trapelata sulla stampa. Ne ha infatti dato notizia questa mattina Repubblica, nella cronaca di Genova, e la notizia è stata prontamente ripresa dal Secolo XIX e dall’ANSA.
Nota tecnica: l’UAAR ha deciso di parlare di “un italiano su sette” in base ai dati forniti dall’ultimo rapporto sulla libertà religiosa redatto dal Dipartimento di Stato Americano, non certo sospettabile di simpatie nei confronti dell’ateismo e dell’agnosticismo. Vi si può infatti leggere che “the most recent data indicate that approximately 14 percent of the population identifies itself as either atheist or agnostic“.
Lettera aperta di una maestra ai pedagogisti italiani
Pubblicato da Marcella De Carli
creato da Maria Rosaria Cimino 27/01/2009
Questa lettera nasce principalmente da un dubbio che già da qualche anno mi perseguita e che le ultime decisioni sulla scuola hanno notevolmente esasperato: noi operatori e operatrici, teoriche e teorici dell’educazione siamo veramente consapevoli di ciò che, in assenza di qualsiasi controllo democratico, si sta facendo e decidendo sulla scuola? Del disegno di società che si va prefigurando? E questo, ci interessa?
I grembiulini, il 5 in condotta, la bocciatura alle elementari, la riduzione delle ore di lezione, l’aumento progressivo del numero di alunni per classe, il depotenziamento del sostegno ai diversamente abili, la soppressione di interi istituti scolastici, accanto all’inamovibilità dell’insegnamento della religione cattolica ed all’introduzione del maestro unico (termine evocativo di pensiero unico?), mi sembrano elementi più che sufficienti a veicolare un’idea di scuola non più inclusiva ma classista, non più educativa ma autoritaria e omologante, non comunità ma istituzione totale volta al consenso.
Forse sarò un po’ estrema nelle mie deduzioni, ma è netta la sensazione che nella prospettiva emergente la scuola sarà destinata a fornire spessore culturale al compito finora assolto dai mass-media: spegnere ed intorbidire ogni capacità critica, addomesticare il pensiero divergente veicolando disvalori e falsa democrazia.
Non che mi aspetti una levata di scudi dal mondo accademico, da sempre un po’ reticente ad esplicitare il proprio pensiero al di fuori delle aule universitarie, ma mi farebbe piacere sapere cosa dirà, a partire da oggi, chi quotidianamente spiega il senso dell’educazione e le teorie della pedagogia a futuri “improbabili” insegnanti: forse che sarebbe meglio frequentare un corso per conduttore televisivo o, perché no, di esperto di marketing, visto che la scuola del futuro sarà prioritariamente impegnata a reperire fondi e sponsor che ne garantiscano la sopravvivenza?
Sono realmente indignata e, forse, incapace di mantenere la giusta distanza emozionale per una valutazione obiettiva, ma ciò non mi impedisce di pensare che ridurre la complessità dei fenomeni educativi ad un’ottica economicista o meramente normativa non sia una svista, ma una scelta consapevole: l’estrema semplificazione favorisce un approccio minimalista ai problemi e, di conseguenza, l’accettazione di soluzioni a basso grado di elaborazione.
Non dovrebbe essere necessario scomodare Lewin per avere chiara l’idea che la scuola è parte del sistema sociale generale e, come tale, interagisce, condiziona ed è condizionata dal tutto.
Non posso e non voglio “vivere”in una scuola caserma dove il controllo sostituirà la relazione, la repressione il dialogo, il giudizio la valutazione e dove dubbio, critica e memoria non avranno alcun diritto di cittadinanza.
E’ ancora possibile unire specificità e competenze educative per dare insieme un orizzonte di senso a ciò che si va decidendo per tutti noi? Mi auguro di sì.
Non-riforma Gelmini & Co. raccontata alle mamme fuori da scuola
Pubblicato da Marcella De Carli
Sarà il caso di capire un po’ che cosa potrebbe accadere e che cosa accadrà. Con parole semplici.
Il mio bambino più grande, Marte (Matteo per gli ottusi), frequenta la seconda elementare in una scuola di Milano, modello tempo pieno. Ha due insegnanti contitolari, che significa che hanno pari responsabilità e pari peso sul percorso educativo della classe, dividendosi gli ambiti disciplinari ma definendo insieme modalità, tempi e iter di apprendimento. Vuol dire che sì si dividono in materie, ma che si confrontano, che osservano e riferiscono, che, nei momenti di compresenza (4 ore settimanali) lavorano insieme con la classe: possono attivare dei lavori di piccolo gruppo o seguire i bambini individualmente, fare laboratori e uscite. Ciascuna delle due lavora per un totale di 24 ore settimanali, di cui 18 da sola con la classe, 4 con la collega e 2 di programmazione.
Sebastiano (Tian per gli amici) andrà in prima l’anno prossimo e l’unica cosa certa per ora è che ancora non è iscritto. Per il resto quello che ci aspetta è confuso e preoccupante. Scampato il pericolo grembiulino adesso vengono le cose serie. La maestra prevalente che farà le sue 24 ore con la classe, l’altra (che ricorda tanto “quella del pomeriggio” degli anni ‘70) che ne farà 18, offrendo 6 ore all’organico della scuola . Cioè? E’ un’altra storia, un’altra filosofia…e non mi piace.
E da quello che si legge (ma la Gelmini ha imparato dal capo e quindi si afferma e si smentisce da sola un giorno sì e l’altro pure, quindi prendiamo con le pinze il tutto), dato che le compresenze non ci saranno più nemmeno in seconda, terza, quarta e quinta, la filosofia cambierà anche per i bambini che già frequentano. E non solo. Sarà facile anche che cambino gli insegnanti a causa della confusione che deriverà dalla revisione delle graduatorie provinciali.
Insomma, quello che è certo è che ogni scuola si attrezzerà con il personale che le verrà assegnato e lì starà ai Dirigenti, più o meno illuminati, e ai Collegi docenti inventarsi qualcosa perchè i nostri bambini possano continuare ad avere le loro insegnanti e magari anche qualcosina in più. Ci sono ipotesi che parlano di tempo pieno con le compresenze in prima e seconda e spezzatino invece nel secondo ciclo (terza, quarta, quinta). Altre che si immaginano orari diversi a seconda del periodo scolastico, con le compresenze per alcuni mesi e per altri no…
A me sembra ancora una volta che la gente se le voglia bere proprio tutte. E forse se lo merita. Se non fosse che continuo a credere che i figli non debbano pagare per le colpe dei padri.
Io, Torchiera, la Nannini e De Andrè
Pubblicato da Marcella De Carli
CENTRI SOCIALI: DE CORATO, AREA TORCHIERA PERICOLANTE (ANSA) - MILANO, 23
GEN - Dopo lo sgombero di ieri del Cox 18, il vicesindaco Riccardo De Corato prende posizione su un
altro centro sociale, la Cascina comunale Torchiera, occupata dal 1993, dove domani si terrà un
mercatino. «Mi chiedo - sottolinea De Corato - come si possano fare manifestazioni in un’area
abusiva che non rispetta gli standard di sicurezza visto che, oltre a essere pericolante, quel luogo
non ha servizi igienici nè allacciamenti per disporre di acqua potabile, come mi è stato segnalato dal
Consiglio di Zona 8. È possibile che il Comune, che è il legittimo proprietario, debba rimanere
impotente di fronte a una simile situazione? E se dovesse succedere un crollo dell’edificio - aggiunge
- chi dovrebbe rispondere dei danni?». «La buona notizia» per De Corato «è che domani invece si
chiude un vecchio capitolo: quello del centro sociale Le Pergola che dopo un’occupazione ventennale
restituisce alla proprietà lo stabile». «Auspichiamo che anche per altre realtà milanesi da decenni in
condizioni simili - conclude - si abbia il coraggio di mettere un punto a certe vicende» . (ANSA). GGD
23-GEN-09 18:43 NNN
Intanto la Pergola non era occupato, ma sotto regolare contratto d’affito. E Torchiera non è più pericolante grazie ai lavori eseguiti da chi l’ha vissuto e lo vive.
Ma serve mentire in campagna elettorale.
Parlando dei vari centri sociali milanesi che ho frequentato ammetto che non sempre mi sono sentita a mio agio. Io vengo dal poco più che proletariato e sono naturalmente “terra terra”, qualità che non sempre si coniugano con il mondo alternativo della mia città.
E però Torchiera è diverso. Intanto perchè è nato ai margini della metropoli, e questo, per una di Baggio, lo rende già più simpatico. E poi perchè si è sempre distinto per una vocazione artistica sana e aperta.
Io ho avuto il mio momento di gloria lì: serata in ricordo di Fabrizio De Andrè a un anno dalla morte.
Arrivo a concerto stra-iniziato, è pieno e non si vede nemmeno chi c’è sul palco su cui vengo letteralmente sbattuta con un “dai che non ne sanno più…vai e canta!” Riconosco qualcuno degli ottoni e qualche altra faccia nota, ma la Gianna non l’avevo mica vista. Evidentemente è un momento di panico (esaurimento del repertorio noto) e Lei mi dice “ne sai una?” “….?” “una canzone di de andrè!” “avete già fatto Dolcenera?”"no, come ti chiami?” “Marcella” “Bene….ED ORA MARCELLA CANTERA’ PER NOI A CAPPELLA DOLCENERA!!!!!!”
ARGHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
Ma l’ho fatto. E credo sia andata benino. Che stronza la Gianna. E poi mi dice se conosco “am…i….”. Non si sente niente, non capisco niente e le dico “no”. E così lei attacca a cantare la sua “america” e io non ci posso credere, la MIA “america” e, insomma…io e la nannini che cantiamo insieme America!!!!!!!
Ovviamente il giorno dopo l’ho dovuto raccontare a tutti e il momento migliore è stato quando ne ho parlato sul ballatoio con la mia vicina e lei mi ha detto “Troppo forte la Nannini, le facevo le pulizie un po’ di tempo fa….”
Televizione: Bonolis da Maria De Filippi che andrà a Sanremo che….
Pubblicato da Marcella De Carli
O che bello! Bonolis ospite ieri sera dalla De Filippi (questo lo definirei lo zapping utile). E la maria nazionale che dice
“Il bello è che stasera qui si faccia un promo a Sanremo indipendentemente da Rai e Mediaset”.
Bene, con questa si decreta la fine di qualunque voce fuori dal coro che ancora tenti di parlare di conflitto di interesse. Tanto ormai il buon Silvio possiede tutto e, evidentemente, non teme neanche più di renderlo palese.
Regime.