Archivio per April, 2009
Il terremoto e lo sfruttamento dei bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Non ho voglia di parlare del terremoto. Troppo rumore, troppe parole, troppo falso coinvolgimento.
Ma una cosa la devo dire perchè mi sta facendo male e mi mette molta rabbia. Lasciate stare i bambini per favore.
Ho appena sentito a un telegiornale rivolgere loro domande del tipo “com’è ora la tua casa?” (ovvia la risposta di una bimba di sei anni “rotta”). Servizi che indugiano sui bisogni dei piccoli con il chiaro unico scopo di fare audience.
Bambini e ragazzini a cui viene data l’opportunità di sentirsi importanti facendo loro scimmiottare gli adulti, quando probabilmente il sentimento, data la differente percezione, sarà molto diverso. Mi ha fatto venire in mente il libro ‘la mia guerra’ in cui Elio Vittorini con sincerità racconta di come lui bambino percepiva e viveva l’arrivo della guerra, con quel misto di paura ma anche di desiderio (”finalmente anche noi avevamo la guerra!”)
I piccoli poi sono tutti uguali, ma nessuno parla dei bambini stranieri che non parlano la nostra lingua e che in questo dramma, spaventati e soli, non trovano i loro genitori e purtroppo non sanno dire i loro nomi.
La vera differenza montessori: la libera scelta del bambino
Pubblicato da Marcella De Carli
Che cosa mi fa pensare che nel pensiero Montessori ci sia qualcosa di speciale che lo porta ad essere sempre ad un livello superiore rispetto ad altri “metodi”? Intanto il materiale geniale, l’atteggiamento defilato che l’adulto deve tenere mettendosi da parte ed imparando ad osservare , l’ambiente preparato e continuamente adattato alle esigenze…ma una volta date tutte queste cose ciò che davvero cambia radicalmente la prospettiva è la “libera scelta”, cioè l’idea che il bambino sia in grado di autoeducarsi, di seguire un proprio percorso partendo da ciò che è l’interesse che lo muove in quel determinato momento. In questo senso il “metodo” diventa un aiuto alla vita che si svolge in ogni bambino.
Bisogna vederlo realizzato per credere che si possa fare, ma non è così complicato come si immagina.
Nelle scuole “comuni” dove tanto si parla di individualizzazione dell’insegnamento (meglio, dell’apprendimento) si potrebbero mettere in atto alcuni semplici spunti montessoriani, come quello del lavoro libero, che non equivale a del tempo in cui ognuno fa quello che vuole, ma a delle ore in cui i bambini scelgono tra varie proposte quella che desiderano sviluppare. Si possono preparare schede (montessorianamente si chiamano “comandi”) in dei raccoglitori divisi per materie; i bambini scelgono il lavoro che desiderano, lo eseguono, l’insegnante è a disposizione, osserva e aiuta se le viene richiesto.
Sembra cosa da poco, ma presuppone un atteggiamento dell’adulto completamente nuovo rispetto a quello a cui molti sono abituati, perchè bisogna sapere mettersi da parte e non pretendere più di essere il centro del processo educativo. Per la mia esperienza di maestra l’umiltà verso il bambino e il riconoscimento delle sue capacità di apprendimento a prescindere dalla “lezione” sono ancora di pochi.
Dopo l’assemblea cittadina ricominciamo a pensare ai bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Pioveva ieri sera. E a Milano stanno girando dei virus cattivissimi soprattutto tra i bambini (anche a casa mia). Per questo sono rimasta davvero sorpresa nel vedere la sala congressi della provincia comunque piena di persone, genitori ed educatrici, qualche personaggio politico (pochi) e persino qualcuno in rappresentanza dell’assessorato.
Ripartire dai bambini per dare un senso alle cose, forse è quello di cui abbiamo bisogno.
Credo che ciò che come genitori desideriamo sia sentire che dietro le scelte che vengono fatte per i nostri figli ci sia un pensiero, magari discutibile, non condivisibile, ma almeno qualcosa di motivato, non il nulla che attualmente ci stanno rifilando.
Il fatto, ad esempio, che si decida che per i bambini è fondamentale avere la propria educatrice di riferimento una volta arrivati a scuola può essere materia di discussione. Ma che sulla base di questo pensiero minimo si stravolga un’intera organizzazione mi sembra folle. E allora diventa legittimo il sospetto che si vogliano nascondere scelte “altre” con piccole proposte slogan, che ricordano tanto il grembiulino della gelmini.