Archivio per April, 2015
Abolire voti, giudizi e merito per una scuola buona e una società migliore
Pubblicato da Marcella De Carli
Sembra uno slogan un po’ datato. In effetti negli anni settanta il tema era al centro del dibattito pedagogico ma, nonostante le positive esperienze di scuole cosiddette “sperimentali”, nonostante la Montessori e Steiner, siamo ancora qui, nel 2015, a parlare di voti e merito.
Pochi giorni fa ho sentito maestre raccontare orgogliose di bambini della scuola primaria che tremano nell’attesa del loro voto. Altre replicare che sono contro il voto ma a favore del giudizio. Altre ancora sostenere che no, loro sono anche contro il giudizio e usano gli smiles, cioè le faccine (triste, seria, sorridente, super-sorridente). L’ultima è quella dei cuoricini che si vanno a comporre: da mezzo cuoricino fino a un massimo di cinque cuoricini interi “così la maestra è contenta”.
Pur nelle migliori intenzioni non riescono a riconoscere i riferimenti sottilmente ricattatori di una cultura basata sul senso di colpa, lontana dal rispetto dell’individualità di ciascuno e volta a creare dipendenza anziché autonomia.
Siamo schiavi del bisogno di giudicare e di correggere, nella scuola come nella vita, incapaci di aspettare i tempi e i modi dell’altro, tesi verso un’anelito di perfezione che non esiste.
“Qualunque cosa sia fatta nella scuola da insegnanti, da bambini o da altri, ci sono sempre errori. Nella vita della scuola deve entrare il principio che non è importante la correzione, ma il controllo individuale dell’errore, che ci dice se abbiamo ragione o no.(…)La possibilità di procedere consiste in gran parte nell’avere libertà ed una via sicura, ed i mezzi di dire a noi stessi se e quando sbagliamo. Quando riusciamo a seguire questo principio nella scuola e nella vita pratica, non importa che l’insegnante o la madre siano o no perfette. Gli errori commessi dagli adulti hanno un che d’interessante, e i bimbi simpatizzano con essi, in maniera però completamente staccata. Diventa per loro un aspetto della natura, ed il fatto che tutti possiamo sbagliare provoca nel loro cuore un grande affetto; è una nuova ragione di unione tra madre e bambino. Gli errori ci avvicinano e ci fanno più amici: la fratellanza nasce meglio sul sentiero degli errori che su quello della perfezione. Se uno è perfetto non può più cambiare: due persone perfette messe insieme per solito combattono fra loro perché non vi è possibilità di mutare e di capirsi.”
(Maria Montessori - L’errore e il suo controllo - da “La mente del bambino, pag.246/247)
Concretamente, viene da chiedersi, come faccio a sapere che ho sbagliato se nessuno me lo dice, se nessuno mi sottolinea gli errori con la penna rossa? Come faccio a sapere quanto vale il mio lavoro, a che punto sono, come migliorarmi se nessuno mi dà un voto?
Valutare non è giudicare. Valutare è riconoscere punti di forza e debolezze. Compito dell’insegnante è proprio questo: osservare, capire, verificare, correggere il tiro, mettersi in discussione e non stancarsi mai di proporre.
Il voto non serve a prendere coscienza di sé e delle proprie capacità. Il voto rischia di mortificare sforzi e minare l’autostima, soprattutto nei bambini piccoli, che non disgiungono il giudizio sulle loro capacità da quello sulla loro persona. “Io non sono capace, quindi io non valgo”. Oppure “Sono capace, quindi valgo”, altrettanto pericoloso.
Per esteso il concetto di merito riferito agli insegnanti sottende una visione identica, cioè competitiva, lontana dall’idea di scuola collaborativa, la scuola dello scambio di competenze e non quella della gara a dimostrare chi è il migliore.
La presa di coscienza delle nostre capacità, degli ambiti in cui ci esprimiamo meglio, ancora più semplicemente di ciò che ci piace, è un percorso lungo, a cui molti adulti non arrivano mai proprio perché costretti in aspettative, giudizi e pregiudizi esterni. Ci ritroviamo così in una società di persone fragili, insicure, incapaci di sostenere le proprie idee senza conflitti o di accettare le opinioni altrui senza sentirsi giudicate nel profondo.
Bisogna dunque pensare un percorso, concreto, in cui la valutazione non corrisponda al voto e in cui l’autocorrezione e l’autovalutazione siano i cardini del percorso didattico.
Esistono materiali d’apprendimento che contengono intrisecamente la correzione dell’errore, ma è l’atteggiamento dell’adulto che fa la differenza. Ho visto interventi correttivi anche sulla scelta del colore in un disegno libero di bambini di tre anni.
Per abolire i voti è necessario ripensare la scuola della lezione frontale uguale per tutti con gli alunni seduti al banco. Bisogna rivedere il ruolo dell’insegnante che da docente-ammaestratore diventi regista. Il bravo insegnante è mediatore, non trasmette informazioni ma stimola i processi intellettivi del bambino.
“un bravo insegnante è come un buon jazzista, che deve avere la capacità di improvvisare una bella musica, usando solo poche note”.
Reuven Feuerstein
Ma prima di tutto è necessario chiedersi se la nostra vuole essere una società libera e realmente democratica, se siamo interessati a sviluppare talenti e a promuovere le capacità di tutti o se piuttosto questo giro di vite verso la meritocrazia e l’accentramento di potere, non siano chiaramente indice di un Paese che vira verso la competizione piuttosto che verso la cooperazione, che ha scelto come riferimenti morali il modello del più forte anziché quello mutuo beneficio.