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Ancora sulla religione a scuola
Pubblicato da Marcella De Carli
Dato che i commenti a questo post stanno diventano numerosi riprendo qui la discussione, magari allargando le riflessioni e uscendo un attimo dallo specifico della situazione milanese.
La religione a scuola NON serve a un bel niente, di questo sono più che convinta, e le motivazioni legate alla cultura cristiana finalizzata a una migliore comprensione delle varie “storie”, come la storia dell’arte o quella della musica, mi fanno ridere. Nella mia abissale ignoranza, non avendo nessun tipo di formazione circa la storia della religione cristiana, sono riuscita ugualmente ad affrontare lo studio delle varie discipline impregnate di religione; come dire che per studiare storia antica devo avere l’insegnante di paganesimo…ma per piacere!!!!!!
Ai bambini piccoli fa MALISSIMO che ci sia una persona estranea al loro contesto quotidiano che venga a far loro la morale; ci sono persone più intelligenti e altre meno, ma questo non significa che il principio di cautela non debba valere sempre e comunque, anche a fronte di un’insegnante di religione bravissima e attenta.
Il punto è che gli insegnanti di religione sono una casta di raccomandati che occupano dei posti pubblici avendo potuto accedervi tramite una corsia preferenziale.
Nelle scuole dell’infanzia e primarie l’ora di religione di fatto alleggerisce, essendo in compresenza, il lavoro delle titolari che, nella maggior parte (salvo rare perle di saggezza), si guardano bene dal proporre un’alternativa vera, mentre spesso utilizzano quelle ore per la programmazione, per fare fotocopie, per coprire l’ora del sonno (scuola dell’infanzia) con al seguito i poveri esonerati.
Io mi sono ripromessa, per il prossimo anno scolastico, di non piegarmi alle esigenze della scuola (tipo, appunto, copertura del “dormitorio”), di presentare un progetto alternativo bello bello bellissimo (come potrebbe essere un percorso sui “valori” attraverso la canzone, essendo stata per tanti anni specialista di musica), ma di farlo prima delle iscrizioni e di parlarne ai genitori alla consegna dei moduli, così, per vedere quanti si iscrivono ugualmente all’ora di religione….
Dalla parte dei bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Ultimamente vivo una grossissima frustrazione nel confronto con tanti genitori che mi sembra non abbiano profondamente presenti quali siano i bisogni dei loro bambini. Mi pare che sempre più ci siano persone disposte a barattare il benessere dei propri figli con la necessità di “piazzarli” da qualche parte, possibilmente spendendo il meno possibile, con garanzia non tanto di qualità del servizio, quanto di copertura massima di giorni e orari.
Siamo un paese schizofrenico, dove un ministro incompetente di un governo eletto dalla stragrande maggioranza degli italiani per tagliare sulla scuola rilancia la necessità del maestro unico dei bei tempi andati e un’orario scolastico ridottissimo, e dove, contemporaneamente, gli stessi elettori desiderano una bella scuola di 10 ore al giorno per 11 mesi all’anno dove sistemare i loro figli. Non disposti a sacrifici, soprattutto di natura economica (per esempio pagarsi una baby sitter per non lasciare un bambino piccolo a scuola troppo tempo, o un centro estivo di qualità), se il servizio è pubblico, gli stessi genitori poi valutano l’opportunità dell’iscrizione alle scuole private (notoriamente più scadenti ma con garanzia di copertura del servizio massima) per evitare i problemi legati ad eventuali “disservizi”.
Un esempio nella mia risposta a questo genitore che critica la possibilità che le scuole dell’infanzia milanesi possano tornare ad aprire all’utenza in sincronia con quelle statali, non più ai primi di settembre come ora.
non vedo perchè se la scuola è sempre iniziata all’inizio settembre non debba continuare così o a poco a poco ci riportano l’inizio della scuola a ottobre.
In ogni caso (anche se il discorso economico non è da sottovalutare speci in questi tempi) secondo me i bambini stanno meglio con i coetanei che con nonni o baby sitter.Credo che in ogni caso vadano rispettate le esigenze di tutti e se uno può nessuno gli impedisce di tenere i bimbi a casa, no?Poi non so cosa intendete con ambiente più accogliente ……. cosa fanno puliscono, imbiancano per 2 settimane!Intanto la scuola (e il nido) non sono “sempre” iniziati ai primi di settembre, anzi. Questo dell’anticipo inizio scuola è stato uno degli elementi peggiorativi introdotti negli ultimi anni. Ecco perchè è importante che i genitori si sforzino un po’ di più di entrare nel merito di ciò che succede a scuola.
Vuoi sapere che cosa significa preparazione dell’ambiente? Bene, a volte, paradossalmente, significa anche imbiancare (si fa per dire, ma succede anche questo di questi tempi!). Cmq nella fascia d’età che va dai 3 ai 6 anni è ormai riconosciuta l’importanza dell’ambiente, dove per ambiente si intendono sia gli spazi, sia il materiale messo a disposizione del bambino: l’educatrice prepara l’ambiente affinchè il bambino possa fare le sue scelte di tipo manuale e intellettuale. Deve essere uno spazio vivo, accogliente, pulito, luminoso, strutturato in modo tale che gli arredi separino in zone di lavoro (suddivise in aree tematiche). Lo spazio deve essere organizzato in modo logico, chiaro e che risponda ai bisogni di QUEI bambini (a questo serve il confronto con i genitori e tra educatrici). Il materiale va continuamente aggiornato, ma è importantissimo come si “parte”, perchè è fondamentale che l’ambiente sia accogliente per età, interessi e abilità diversi.
Quindi serve del tempo per incontrarsi, magari CONOSCERSI (succede sempre più spesso ultimamente che ci sia un grosso ricambio di personale, perchè le educatrici stanno letteralmente scappando dal comune verso lo stato!), incontrare se necessario i genitori (per esempio dei nuovi iscritti, se i colloqui non sono stati ancora fatti, oppure dei bambini già frequentanti per essere aggiornati di eventuali grandi cambiamenti avvenuti….), programmare il lavoro insieme, allestire gli spazi e i materiali.
Non mi sembra poco.Non sempre i bambini stanno meglio con coetanei, se la situazione è scadente…E siccome come genitori siamo molto esigenti rispetto alle persone che si prendono cura dei nostri figli (non so tu, ma io con i nonni sono una vera rompiscatole e sulle eventuali baby sitter molto esigente), sarebbe bene che pretendessimo anche dalla scuola la qualità prima della copertura del servizio a qualunque costo.
Le cifre e i contenuti
Pubblicato da Marcella De Carli
Mi piace l’idea che la gelmini sia stata smentita, ora vorrei anche sentire parlare dei bambini.
Credo che una buona scuola sia fatta fondamentalmente da docenti preparati, motivati e aperti al confronto. Una buona scuola per i bambini non è necessariamente di 40 ore, se queste non sono altro che un parcheggio (come vuole il pensiero unico dominante); quello che accadrà non ci è dato saperlo, ma se gli organici verranno assegnati come ha in mente il ministero salteranno le compresenze, salvo fantasiosi aggiustamenti di illuminati dirigenti.
A Milano esiste un assessorato alla “scuola, famiglia e politiche sociali”. Già questo basta per darsi una risposta; la scuola è intesa come luogo in cui rispondere alle esigenze delle famiglie, che, guarda caso, nella maggior parte dei casi coincidono esclusivamente con la necessità di lasciare i propri figli fuori casa il maggior tempo possibile.
Un assessorato che candidamente motiva lo scadimento dei servizi (ad esempio il numero aumentato di bambini per sezione) con il bisogno di rispondere alla domanda, che anzichè valorizzare le proprie risorse (i nidi comunali) dichiara che sono fortunati i genitori che possono pagarsi il nido privato con le rette comunali (si vede che non hanno potuto comparare la qualità dei due servizi!), che dichiara che la scuola dell’infanzia è aperta dalle 8 alle 18 (non più dalle 9 alle 16 con possibilità di pre e dopo scuola per chi ha effettivamente bisogno). Ecco, un assessorato così fa esclusivamente cattiva educazione.
Io sto dalla parte dei bambini e non posso, e non voglio, credere che la mia città vada in questa direzione.
Pino Corrias sulle ronde
Pubblicato da Marcella De Carli
L’articolo su vanity fair di corrias riassume il mio pensiero sulle ronde.
La valutazione in decimi a casa mia
Pubblicato da Marcella De Carli
E così ho ritirato la prima pagella con valutazione in decimi di mio figlio. Nonostante il sottolineare l’importanza, da parte delle insegnanti, del giudizio e non dei voti, nonostante fossi preparata a considerare l’eventuale equivalenza voto-giudizio (cioè, 6=sufficiente, 7=buono, 8=distinto, 9=ottimo), nonostante il mio intimo scarso interesse per la valutazione, ecco, nonostante tutto questo mi ha fatto davvero impressione.
IO ho le mie prime pagelle con i voti, e nel rivederle mi hanno fatto sempre l’effetto di qualcosa appartenente ad un mondo lontano e antico, un po’ triste.
I bambini, invece, se la vivono davvero molto di più come una competizione, il numero affascina e permette un confronto estremamente più diretto. Ed è inutile dire che i racconti di mio figlio, che in ogni caso ha recepito il concetto dell’importanza della valutazione relativamente a sè stessi, mi dicono di compagni che, in attesa delle insegnanti, si confrontavano (lui compreso) sulle pagelle. I bambini lo fanno. Lo fanno anche con i giudizi, figuriamoci con i voti!
La cosa carina è che Marte poi si è inventato delle gare, la migliore (anche per le insegnanti) è quella di chi fa silenzio più a lungo, e ha compilato al computer delle pagelle fantastiche per tutti i suoi compagni dando loro dei voti incredibili che vanno da 0 a un esorbitante 6000!