Archivio per la categoria 'Scuola'
La vera differenza montessori: la libera scelta del bambino
Pubblicato da Marcella De Carli
Che cosa mi fa pensare che nel pensiero Montessori ci sia qualcosa di speciale che lo porta ad essere sempre ad un livello superiore rispetto ad altri “metodi”? Intanto il materiale geniale, l’atteggiamento defilato che l’adulto deve tenere mettendosi da parte ed imparando ad osservare , l’ambiente preparato e continuamente adattato alle esigenze…ma una volta date tutte queste cose ciò che davvero cambia radicalmente la prospettiva è la “libera scelta”, cioè l’idea che il bambino sia in grado di autoeducarsi, di seguire un proprio percorso partendo da ciò che è l’interesse che lo muove in quel determinato momento. In questo senso il “metodo” diventa un aiuto alla vita che si svolge in ogni bambino.
Bisogna vederlo realizzato per credere che si possa fare, ma non è così complicato come si immagina.
Nelle scuole “comuni” dove tanto si parla di individualizzazione dell’insegnamento (meglio, dell’apprendimento) si potrebbero mettere in atto alcuni semplici spunti montessoriani, come quello del lavoro libero, che non equivale a del tempo in cui ognuno fa quello che vuole, ma a delle ore in cui i bambini scelgono tra varie proposte quella che desiderano sviluppare. Si possono preparare schede (montessorianamente si chiamano “comandi”) in dei raccoglitori divisi per materie; i bambini scelgono il lavoro che desiderano, lo eseguono, l’insegnante è a disposizione, osserva e aiuta se le viene richiesto.
Sembra cosa da poco, ma presuppone un atteggiamento dell’adulto completamente nuovo rispetto a quello a cui molti sono abituati, perchè bisogna sapere mettersi da parte e non pretendere più di essere il centro del processo educativo. Per la mia esperienza di maestra l’umiltà verso il bambino e il riconoscimento delle sue capacità di apprendimento a prescindere dalla “lezione” sono ancora di pochi.
Dopo l’assemblea cittadina ricominciamo a pensare ai bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Pioveva ieri sera. E a Milano stanno girando dei virus cattivissimi soprattutto tra i bambini (anche a casa mia). Per questo sono rimasta davvero sorpresa nel vedere la sala congressi della provincia comunque piena di persone, genitori ed educatrici, qualche personaggio politico (pochi) e persino qualcuno in rappresentanza dell’assessorato.
Ripartire dai bambini per dare un senso alle cose, forse è quello di cui abbiamo bisogno.
Credo che ciò che come genitori desideriamo sia sentire che dietro le scelte che vengono fatte per i nostri figli ci sia un pensiero, magari discutibile, non condivisibile, ma almeno qualcosa di motivato, non il nulla che attualmente ci stanno rifilando.
Il fatto, ad esempio, che si decida che per i bambini è fondamentale avere la propria educatrice di riferimento una volta arrivati a scuola può essere materia di discussione. Ma che sulla base di questo pensiero minimo si stravolga un’intera organizzazione mi sembra folle. E allora diventa legittimo il sospetto che si vogliano nascondere scelte “altre” con piccole proposte slogan, che ricordano tanto il grembiulino della gelmini.
L’inizio della fine per i nidi comunali?
Pubblicato da Marcella De Carli
Come volevasi dimostrare la chiara intenzione dell’amministrazione comunale di Milano è quella di privatizzare il privatizzabile e i nidi d’infanzia saranno i primi ad essere toccati. L’idea è quella di un buono del comune (lo stesso concetto del buono-scuola di formigoni per le scuole private) con il quale le famiglie possono accedere ai nidi privati. Questo significa disinvestire su un servizio pubblico che ha sempre funzionato e accreditare nidi privati che non danno la stessa garanzia di quelli comunali.
Quando ho sentito l’ex (è appena andato in pensione) direttore dei servizi all’infanzia gongolarsi dichiarando quale fosse la fortuna delle famiglie che potevano scegliersi il nido privato con i soldi pubblici ho capito l’aria che tira. Ma è mai possibile che uno parli indirettamente male di qualcosa che amministra?
l’articolo di zita dazzi su repubblica
Tutto come previsto
Pubblicato da Marcella De Carli
Dall’incontro avuto tra una delegazione di genitori e insegnanti del movimento anti-gelmini e alcuni rappresentanti del MIUR ecco il resoconto
Da sottolineare, come scrivevo qui, che i bambini che non si avvalgono dell’ora di religione avranno di fatto un tempo scuola inferiore! Ma è legale?
Ho scoperto l’homeschooling
Pubblicato da Marcella De Carli
Da un po’ di tempo ho contatti con donne spagnole, madri e maestre, che si scambiano pareri e consigli su questo forum. Ho scoperto che in Spagna è piuttosto diffusa la scuola in famiglia, cioè l’idea di non scolarizzare i propri figli in maniera “istituzionale”, ma organizzare la scuola in casa. In Spagna è in discussione una legge che regolamenti questa prassi, in Italia c’è da sempre, ma non conosco realtà che la applicano. Cercando un po’ sul web mi sono fatta l’idea che i pochi casi siano per lo più legati all’ambito cattolico, ma attendo smentite. Ho trovato il blog di una ragazza italiana che racconta la sua esperienza (in Francia), interessante.
Non so bene che opinione avere, certo che in me è molto forte l’idea di una scuola che piuttosto che “tirar fuori” rispettando l’identità di ciascuno tende ad “intruppare” omologando. Siamo ancora tanto lontani dal rispetto del bambino per la persona che è, da una scuola che liberi gli interessi e che non viva di ansie da prestazione….
Se la scuola che immagino io (magari una vera scuola montessori) ci fosse per tutti, per me l’homeschooling non avrebbe grande ragione di esistere, perchè io amo l’idea che i miei figli passino il loro tempo con persone che altrimenti non avrebbero occasione di conoscere; il fatto che Marte abbia come compagna di banco una bimba che vive nel campo nomadi è per me una risorsa, così come il fatto che Sebastiano sia “fidanzato” con una bimba marocchina. E’ un valore aggiunto anche il fatto che i bambini scelgano come riferimento un adulto diverso dal modello familiare. Insomma la diversità come valore la si impara meglio in un contesto come quello della scuola, a patto che però sia rispettata l’individualità di ciascuno.
Nella scuola che conosco è ancora troppo facile rivolgersi al gruppo anzichè considerare le necessità del singolo. La tanto declamata socializzazione avviene realmente se ognuno può portare sè stesso tra gli altri, se viene coinvolto nelle decisioni che riguardano la propria persona e il gruppo di appartenenza, mentre è ancora assai diffusa la mentalità (cattolica) del rispetto delle regole dettate dall’alto, del sacrificio del singolo per il bene di tutti.
Un esempio classico è quello che succede in prima elementare quando ci sono spesso bambini che arrivano sapendo già leggere e altri che invece mostrano fatica e per mesi agonizzano sulle sillabe; ecco, io mi chiedo che senso ha portare avanti un lavoro di gruppo-classe sulla lettura con gli immancabili casi dei bambini che non riescono a leggere e che davanti a tutti sentono sottolineata la loro difficoltà, mentre quelli che hanno già avuto l’esplosione della lettura e sentono il bisogno di leggere e leggere e leggere (per i bambini è una necessità quasi fisiologica imparare) se ne devono stare lì ad aspettare che il compagno riesca a pronunciare la parolina….e magari a quelli che già sanno leggere gli scappa un suggerimento, perchè, poveracci, non ne possono più….e allora ecco piombare su di loro la MORALE……”non si fa! coma fa pippo a imparare se tu gli suggerisci?”. Ecco che Pippo si sente un imbecille mentre al suggeritore nessuno toglie una buona dose di senso di colpa. Non sarebbe meglio percorrere davvero altre strade? In tutti I POF (piano dell’offerta formativa) delle scuole che conosco si parla di individualizzazione dell’insegnamento, ma questa che cos’è?????
In una buona scuola Montessori queste cose dovrebbero essere date per scontate, ma anche lì non sempre è così.
Ecco allora che ritorna il fascino di un’idea alternativa radicale come quella di farsi la scuola da sè. E, ammetto, ho avuto un momento, l’anno scorso, in cui ci ho pure pensato…..