Archivio per la categoria 'Servizi infanzia milano'
I rom di via Rubattino e le domande dei bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Sara mi permette di pubblicare la sua bellissima lettera. Da mamma e da maestra di bimbi rom non posso che ringraziarla per aver dato voce anche ai miei pensieri.
Milano, domenica 22 novembre 2009
C.A. Assessore Mariolina Moioli,
P.C. Prefetto Gian Valerio Lombardi
Sindaco Letizia Moratti
Vicesindaco Riccardo De Corato
Diocesi di Milano
Organi di stampa
Egregia Assessore Moioli,
le scrivo per sottoporle alcune semplici domande da parte di mio figlio di 5 anni in merito allo sgombero delle famiglie Rom da via Rubattino, e in particolare in merito alla condizione delle decine di bambini presenti nel campo.
Mio figlio vorrebbe sapere perché questi bambini hanno meno diritto di lui di stare insieme alle loro mamme e ai loro papà e ai loro fratelli e sorelle?
Perché hanno meno diritto di lui di dormire in una stanza calda?
Perché hanno meno diritto di lui di svegliarsi domani mattina e andare a scuola, nella classe che conoscono, con le maestre e i compagni che conoscono?
Perché hanno meno diritto di lui di essere vestiti, lavati, accuditi dai loro genitori?
Perché hanno meno diritto di lui di giocare, di imparare, di farsi coccolare?
Assessore, la prego di volermi dire cosa devo rispondere a mio figlio perché io non ho le parole.
In questi giorni ho seguito con grande angoscia e desolazione le vicende delle famiglie Rom sgomberate: la loro situazione è quella di una vera e propria emergenza umanitaria. Come milanese, come genitore, come donna non posso non identificarmi nella disperazione di queste persone: grazie allo sgombero circa 200 persone si ritrovano senza nulla, con bambini anche piccolissimi, molti ammalati, ridotti ad accamparsi sotto il ponte della tangenziale (e sgomberati anche da lì!) o dentro una chiesa. Anch’io nei loro panni non avrei accettato di essere separata dai miei figli più grandi e dal loro padre.
Lei, Mariolina, cosa avrebbe fatto?
Solo grazie alla mediazione di alcuni soggetti (che come cittadina mi sento di dover ringraziare) e alla grande solidarietà e vicinanza del quartiere nel quale le famiglie Rom avevano avviato un percorso di integrazione, almeno le donne e i bambini hanno trovato una sistemazione provvisoria.
Ma adesso cosa intendete fare?
Assessore, per lei che si dichiara un amministratore attento ai bisogni della città e una credente, le parole pietas e caritas sono solo remoti vocaboli desueti o continuano ad avere valore, a essere termini reali e concreti?
Visto che dichiara di agire in nome dei cittadini milanesi e di rispondere alle loro richieste, può dirmi come risponde alle richieste dei miei figli che vogliono pari dignità e pari diritti per i figli dei Rom?
E come risponde all’indignazione delle tante persone che in questi giorni si stanno mobilitando per aiutare queste famiglie?
Gli scout che stanno organizzando la raccolta di vestiti e coperte. La parrocchia che ha accolto le famiglie. I genitori e le maestre che stanno ospitando nelle proprie case i bambini che frequentano le scuole del quartiere. I cittadini, vicini e lontani, che manifestano la loro solidarietà, che ricomprano le cartelle portate via ai bambini. Le associazioni e i consiglieri comunali che ascoltano e sostengono le richieste dei cittadini Rom. Il vice prefetto che ha ricevuto la delegazione Rom.
Oggi mio figlio mi ha guardata aprire armadi e cassetti della sua cameretta e frugare alla ricerca di abiti pesanti e caldi. Mi ha guardata preparare un borsone e mi ha chiesto: “Mamma cosa stai facendo?”. Quando glielo ho spiegato e gli ho chiesto se non volesse regalare anche uno dei suoi giochi, ci ha pensato un po’ su e alla fine ne ha scelto uno e lo ha messo nel sacchetto.
Tempo fa, in visita nella mia scuola, lei mi ha apostrofata dicendo che devo educare i miei figli alla tolleranza, e che l’educazione passa attraverso l’esempio.
Lei oggi con lo sgombero dei bambini Rom e delle loro famiglie sta educando i miei figli alla tolleranza?
Quale esempio state dando ai miei figli, ai bambini di Milano, e a tutte le famiglie della nostra città?
Non è questa la tolleranza che voglio per la mia città.
Sara Zanisi,
una mamma milanese
Aggiunge Sara che suo figlio dopo aver sentito alla radio l’intervista a una delle mamme rom si è fatto rispiegare tutto, e alla risposta che è stato il sindaco che ha ordinato alla polizia di mandare le ruspe (“come con i Barbapapa”) ha chiesto: “ma il sindaco di Milano è un uomo o una donna?”, “una donna”, “che strano, di solito non fanno così”, “in che senso?”, “di solito non sono le femmine che fanno le monellerie ma i maschi…”.
Forza bambini, inquiniamo il mondo!
Pubblicato da Marcella De Carli
Di questi tempi tutti i Comuni si stanno muovendo in campagne “verdi”, dai vari “pedibus”, che invitano gli studenti ad usare il mezzo più ecologico per andare a scuola, le proprie gambe, alle varie “domeniche ecologiche”, dall’utilizzo dei pannelli solari negli edifici pubblici agli autobus elettrici.
Milano, città storicamente lungimirante, ha vinto la candidatura all’expò 2015 con il tema dello sviluppo sostenibile. Ottimo.
Ecco, allora qualcuno mi spiega come mai da anni ormai si assiste ad uno spreco davvero, quello sì, insostenibile, usando nelle mense di tutte le scuole di ogni ordine e grado della città stoviglie e bicchieri di plastica usa e getta?
Fino allo scorso anno lavoravo a Cesano Boscone, paese dell’hinterland milanese. I miei bambini avevano le loro tovaglie di stoffa (sempre pulite, tranquilli!) che imparavano a stendere sul tavolo e a piegare, apparecchiavano il tavolo con piatti e bicchieri di plastica dura che venivano quindi lavati.
Io, in bagno, facevo tenere ai bambini il loro bicchiere che veniva lavato da loro e settimanalmente si faceva un giro di lavapiatti in casa.
Oggi che lavoro in città mi ritrovo con tutte le stoviglie usa e getta di milanoristorazione, con i bicchieri di plastica in sezione e lo scottex al posto dell’asciugamano perchè la ASL dice che è più igienico.
Io dico che il concetto di igiene è evidentemente relativo e che basterebbe non ridurre i commessi nelle scuole e pulire di più i bagni perchè ci sia più sicurezza sulla salute dei bambini a scuola.
Detto questo, i miei complimenti alle educatrici delle scuola dell’infanzia che riciclano tutto il riciclabile nei cosiddetti “lavoretti”, così i bambini imparano a non sprecare….
Nidi privati convenzionati del Comune di Milano: obbligo o scelta?
Pubblicato da Marcella De Carli
Devo iscrivere Francesca al nido e mi sono ritrovata nelle “novità” comunali, della quali una mi ha particolarmente colpito, ossia il fatto che nella scelta dei 6 nidi che posso fare, due siano privati convenzionati e non comunali.
Ai primi due nidi, i più vicini a casa, vengono assegnati 15 punti, mentre agli altri quattro (da scegliere su tutto il territorio cittadino)
Fino ad altri 4 Nidi d’Infanzia o Sezioni Primavera, nell’ambito del territorio cittadino,
dei quali due comunali e due convenzionati che meglio soddisfano le proprie esigenze.Punti 9
Leggendo questo mi pare di capire che io sia obbligata a scegliere quattro nidi comunali e due convenzionati.
Dato che nessuno dei nidi privati della mia zona mi interessa (e i più vicini sono uno parrocchiale e l’altro ebraico) mi sono trovata piuttosto spiazzata.
Ho quindi telefonato al settore servizi all’infanzia che mi ha confermato che non c’è nessun obbligo.
La cosa non è affatto chiara e mi viene da chiedermi per quale motivo scrivere in quei termini se la scelta è libera. Non era allora meglio scrivere “fino a 4 nidi d’infanzia o sezioni primavera dei quali al massimo due convenzionati”?
Mi sa che non sono l’unica che con questo sistema ha pensato di DOVERE inserire i nidi privati nella propria graduatoria….CUI PRODEST?
La scelta pop del PD milanese
Pubblicato da Marcella De Carli
Popolare o populista?
Da tempo è piuttosto acceso il dibattito sui servizi all’infanzia del comune di Milano e una delle questioni è relativa all’apertura dell’anno scolastico di nidi e scuole dell’infanzia.
L’anno scorso è successo che, a fronte dei disagi causati dal mese di luglio ‘malgestito’, le convergenze tra comune e rappresentanze sindacali, nel rivedere il nuovo calendario, siano state a favore di un ritardo dell’apertura a settembre. Nulla di male, anzi, per come la penso io tutto bene. Peccato che i genitori siano stato informati tramite un sms a fine agosto del posticipo di una settimana dell’apertura delle scuole!
Ecco allora che una battaglia che dovrebbe essere volta a rendere più chiare e trasparenti le comunicazioni tra amministrazione e famiglie è diventata una battaglia affinchè le scuole rispondano ad un’esigenza, tutta milanese, di aprire le scuole dell’infanzia ai primi di settembre.
Copio e incollo un mio commento (a cui non ho ancora ottenuto risposta) al blog di David Gentili, uno dei consiglieri comunali del PD che ha presentato la mozione
ciao david, leggo su ‘la zona milano 6-7-8′ di una mozione presentata da te, paola zajczyk e pierfrancesco majorino circa l’apertura di nidi e scuole dell’infanzia a settembre, in cui chiedete che aprano nella prima settimana. Non ti nascondo che trovo la cosa alquanto discutibile e affatto in linea con quelle che possono essere le tanto decantate opportunità per dei servizi dell’infanzia di qualità. Mi piacerebbe che mi spiegaste perchè questa scelta, sicuramente popolare presso gli stressati genitori milanesi, certamente poco utile a far sì che i bambini ritrovino delle educatrici che abbiano avuto il tempo di programmare, verificare, passarsi il testimone e conoscersi, incontrare se necessario i genitori, nonchè un ambiente riorganizzato, pulito, pensato e non improvvisato.
Dopo l’assemblea cittadina ricominciamo a pensare ai bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Pioveva ieri sera. E a Milano stanno girando dei virus cattivissimi soprattutto tra i bambini (anche a casa mia). Per questo sono rimasta davvero sorpresa nel vedere la sala congressi della provincia comunque piena di persone, genitori ed educatrici, qualche personaggio politico (pochi) e persino qualcuno in rappresentanza dell’assessorato.
Ripartire dai bambini per dare un senso alle cose, forse è quello di cui abbiamo bisogno.
Credo che ciò che come genitori desideriamo sia sentire che dietro le scelte che vengono fatte per i nostri figli ci sia un pensiero, magari discutibile, non condivisibile, ma almeno qualcosa di motivato, non il nulla che attualmente ci stanno rifilando.
Il fatto, ad esempio, che si decida che per i bambini è fondamentale avere la propria educatrice di riferimento una volta arrivati a scuola può essere materia di discussione. Ma che sulla base di questo pensiero minimo si stravolga un’intera organizzazione mi sembra folle. E allora diventa legittimo il sospetto che si vogliano nascondere scelte “altre” con piccole proposte slogan, che ricordano tanto il grembiulino della gelmini.