Archivio per la tag 'bambini'
Senza luce
Pubblicato da Marcella De Carli
Niente metafore, semplicemente al buio. Da tre quarti d’ora al buio. Si era a tavola, tutta la famiglia, e improvvisamente…uuuuuuuuuuuuuuom! Buio. Ma proprio buio buio! In tutto il quartiere! E allora candele e torce per caricare la lavapiatti…che ovviamente non si sa quando andrà. Questo mi ha fatto ridere.
E poi l’eccitazione dei bambini e i vicini che bestemmiavano in cortile, forse c’è qualche partita.
E’ stato bello. E anche un po’ inquietante a un certo punto. Ho sentito una sirena di ambulanza e ho pensato a un nesso e, non so, mi ha agitato il pensiero stesso.
Mentre scrivo la luce è in un attimo tornata. E la magia svanisce.
Penso a chi vive così come condizione permanente, e magari ora anche senz’acqua potabile, senza gas, con le fognature a cielo aperto. Buonanotte ai bimbi di Gaza. Da noi la luce è tornata. Chissà.
Memoria
Pubblicato da Marcella De Carli
Ricordo dal Diario di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel novembre 1943, la lezione d’amore. La volontà di fare del proprio vissuto una fonte per “temprarsi” e non ” indurirsi”.
In questo momento un pensiero ai bambini.
Domenica mattina 21-8-1943
Nel reparto maternità c’è un bebè di nove mesi, una piccola bambina. Qualcosa di molto bello e dolce e con gli occhi celesti. E’ arrivata qui diversi mesi fa come S-Fall (caso penale), la polizia l’aveva scovata in una clinica. Nessuno sa chi o dove siano i suoi genitori. Per ora la tengono nel reparto maternità, le infermiere si sono affezionate a quel giocattolino. Ma volevo dire questo: nei primi tempi quella neonata non poteva essere portata fuori, tutti gli altri bebè stavano all’aria aperta nelle loro carrozzelle ma lei doveva rimanere dentro, era pur sempre un “S-Fall”! L’ho chiesto a tre infermiere diverse, qui io vado sempre a sbattere contro dei fatti che mi paiono inverosimili ma che ogni volta mi vengono confermati.
Nella mia baracca-ospedale ho incontrato una ragazzina gracile e denutrita di dodici anni. Nello stesso modo simpatico e intelligente in cui un altro bambino ti racconta delle tabelline che impara a scuola, mi ha detto: sì, io vengo dalla baracca di punizione, io sono un caso penale.
Un bimbetto si tre anni e mezzo aveva rotto un vetro con un bastone, e quando suo padre gli aveva fatto una terribile sfuriata era scoppiato in un pianto dirotto e aveva detto. “Ooooh, adesso mi mettono nella n. 51 (= la prigione) e devo partire da solo sul treno dei prigionieri”.
E’ sconcertante come i bambini parlano tra loro, ho sentito un ragazzino dire a un altro: no, sai, il marchio da 120.000 non è proprio il migliore, ma se tu sei per metà ariano e per metà portoghese, allora sì che va bene. Anne-Marie ha sentito una madre dire al suo bambino, nella brughiera: “E se adesso non finisci da bravo il tuo budino, partirai senza la mamma!”
Articolo sui preti pedofili a Verona e commenti dal forum dei cattolici italiani
Pubblicato da Marcella De Carli
Noi vittime dei preti pedofili
di Paolo TessadriDecine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì
Per oltre un secolo è stato un simbolo della carità della Chiesa: una scuola specializzata per garantire un futuro migliore ai bambini sordi e muti, sostenendoli negli studi e nell’inserimento al lavoro. L’Istituto Antonio Provolo di Verona ospitava i piccoli delle famiglie povere, figli di un Nord-est contadino dove il boom economico doveva ancora arrivare. Fino alla metà degli anni Ottanta è stato un modello internazionale, ma nel tetro edificio di Chievo, una costruzione a metà strada tra il seminario e il carcere, sarebbero avvenuti episodi terribili.
Solo oggi, rincuorati dalle parole di condanna pronunciate da papa Ratzinger contro i sacerdoti pedofili, decine di ex ospiti hanno trovato la forza per venire allo scoperto e denunciare la loro drammatica esperienza: “Preti e fratelli religiosi hanno abusato sessualmente di noi“. Un’accusa sottoscritta da oltre 60 persone, bambini e bambine che hanno vissuto nell’Istituto, e che ora scrivono: “Abbiamo superato la nostra paura e la nostra reticenza”.
Gli abusi di cui parlano sarebbero proseguiti per almeno trent’anni, fino al 1984. (…..)
(….)gli episodi riguardano 25 religiosi, le vittime potrebbero essere almeno un centinaio.
La denuncia
Gli ex allievi, nonostante le difficoltà nell’udito e nella parola, sono riusciti a costruirsi un percorso di vita, portandosi dentro le tracce dell’orrore. Dopo l’esplosione dello scandalo statunitense che ha costretto la Chiesa a prendere atto del problema pedofilia, e la dura presa di posizione di papa Benedetto XVI anche loro hanno deciso di non nascondere più nulla. Si sono ritrovati nell’Associazione sordi Antonio Provolo e poi si sono rivolti alla curia e ai vertici dell’Istituto. Una delle ultime lettere l’hanno indirizzata a monsignor Giampietro Mazzoni, il vicario giudiziale, ossia il magistrato del Tribunale ecclesiastico della diocesi di Verona. È il 20 novembre 2008: “I sordi hanno deciso di far presente a Sua Eminenza il Vescovo quanto era loro accaduto. Nella stanza adibita a confessionale della chiesa di Santa Maria del Pianto dell’Istituto Provolo, alcuni preti approfittavano per farsi masturbare e palpare a loro volta da bambine e ragazze sorde (la porta era in quei momenti sempre chiusa a chiave).I rapporti sodomitici avvenivano nel dormitorio, nelle camere dei preti e nei bagni sia all’Istituto Provolo di Verona che al Chievo e, durante il periodo delle colonie, a Villa Cervi di San Zeno di Montagna”. E ancora: “Come non bastasse, i bambini e ragazzi sordi venivano sottoposti a vessazioni, botte e bastonature. I sordi possono fare i nomi dei preti e dei fratelli laici coinvolti e dare testimonianza”. Seguono le firme: nome e cognome di 67 ex allievi.
Le storie
I protagonisti della denuncia citano un elenco di casi addirittura molto più lungo, che parte dagli anni Cinquanta. Descrivonomezzo secolo di sevizie, perfino sotto l’altare, in confessionale, dentro ai luoghi più sacri.
Quei bambini oggi hanno in media tra i 50 e i 70 anni: il più giovane compirà 41 anni fra pochi giorni. Qualcuno dice di essere stato seviziato fino quasi alla maggiore età. Gli abusi, raccontano, avvenivano anche in gruppo, sotto la doccia. Scene raccapriccianti, impresse nella loro memoria. Ricorda Giuseppe, che come tutti gli altri ha fornito a ‘L’espresso’ generalità complete: “Tre ragazzini e tre preti si masturbavano a vicenda sotto la doccia”. Ma la storia più angosciante è quella di Bruno, oggi sessantenne, che alla fine degli anni Cinquanta spiccava sugli altri bambini per i lineamenti angelici: era il ‘bello’ della sua classe. E solo ora tira fuori l’incubo che lo ha tormentato per tutta la vita: “Sono diventato sordo a otto anni, a nove frequentavo il Provolo che ho lasciato a 15 anni. Tre mesi dopo la mia entrata in istituto e fino al quindicesimo anno sono stato oggetto di attenzioni sessuali, sono stato sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo dai seguenti preti e fratelli.”. Ha elencato 16 nomi. Nella lista anche un alto prelato, molto famoso a Verona: due sacerdoti del Provolo avrebbero accompagnato Bruno nel palazzo dell’ecclesiastico.(22 gennaio 2009)
22-01-2009, 22:35 #1 Utente SeniorData registrazione: 05-11-2007Residenza: Al nord estEtà: 49Rito: RomanoMessaggi: 810 Illazioni dell’Espresso su presunti casi di pedofilia nella Diocesi di Verona
spero che non sia la solita notizia fatta per vendere…http://espresso.repubblica.it/dettag…59082&ref=hpsp
Decine di bambini e ragazzi sordi violentati e molestati in un istituto di Verona fino al 1984. E dopo decenni di tormenti, gli ex allievi trovano la forza di denunciare gli orrori. Ma molti dei sacerdoti sono ancora lì
22-01-2009, 22:46 #2 Veterano di CRData registrazione: 29-02-2008Residenza: DugmentiaEtà: 67Rito: AmbrosianoMessaggi: 1301
22-01-2009, 22:52 #3 Vecchia guardia di CRData registrazione: 18-07-2007Residenza: pr cosenzaEtà: 42Rito: RomanoMessaggi: 2668 “Noi vittime dei preti pedofili” perchè non “”Noi vittime di uomini pedofili”? forse perche non avrebbe fatto notizia? ma i preti sono anche uomini… anzi prima di tutto uomini! allora? si cerca lo scandalo? si deve cercare il modo di gettare fango su una categoria?
22-01-2009, 23:17 #4 Utente SeniorData registrazione: 05-11-2007Residenza: Al nord estEtà: 49Rito: RomanoMessaggi: 810 Citazione:
“Noi vittime dei preti pedofili” perchè non “”Noi vittime di uomini pedofili”? forse perche non avrebbe fatto notizia? ma i preti sono anche uomini… anzi prima di tutto uomini! allora? si cerca lo scandalo? si deve cercare il modo di gettare fango su una categoria?osservazione sacrosanta. Quando succede, ad esempio, ai maestri, ai bidelli, non mi pare che ci sia tutto questo “accanimento”.
22-01-2009, 23:22 #5 Veterano di CRData registrazione: 29-02-2008Residenza: DugmentiaEtà: 67Rito: AmbrosianoMessaggi: 1301 Citazione:
osservazione sacrosanta. Quando succede, ad esempio, ai maestri, ai bidelli, non mi pare che ci sia tutto questo “accanimento”.D’accordo.
Però i maestri e i bidelli non hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine.
Di un prete io ho più fiducia che di un maestro o di un bidello, per questo lo scandalo è maggiore.
Restiamo umani
Pubblicato da Marcella De Carli
Perlustrando Gaza city a bordo di un ambulanza, per una volta con la sirena muta, la guerra resta presente impressa nelle rovine di una città saccheggiata di sorrisi e popolata da sguardi spauriti, occhi che insistono a scrutare il cielo verso aerei ancora incessantemente in volo. All’interno di una casa che coi paramedici abbiamo visitato, sul pavimento ho notato dei disegni in pastello, chiaramente una mano infantile li aveva abbandonati evacuando in fretta e furia. Ne ho raccolto uno, carrarmati, elicotteri e corpi ridotti in pezzi. In mezzo al foglio un bambino ritratto con una pietra riusciva a raggiungere l’altezza del sole e danneggiare una delle macchine della morte volanti. Si dice che il significato del sole in un disegno infantile è il desiderio di essere, di apparire. Quel sole che ho visto piangeva in pastello rosso, lacrime di sangue. Per lenire questi traumi, una tregua unilaterale basta? Restiamo umani. ViKVittorio Arrigoni in Gaza
Piena solidarietà alle educatrici dei nidi e delle scuole dell’infanzia del Comune di Milano
Pubblicato da Marcella De Carli
La faccenda la conosco molto bene, in qualche modo faccio parte della scintilla che ha appiccato il fuoco.
I servizi all’infanzia del Comune di Milano, una volta fiore all’occhiello della città, stanno da anni vivendo una fase di declino, complici giunte interessate più a fare cassa che a investire sul futuro.
Si è iniziato con le esternalizzazioni selvagge, andando ad appaltare a cooperative esterne servizi come la distribuzione dei pasti e le pulizie, con conseguente risparmio sul personale ATA (commessi). Nelle scuole di cinque sezioni fino allo scorso anno erano presenti cinque commessi, da quest’anno sono solo due. Le pulizie vengono fatte da un’impresa al termine dell’orario scolastico mentre i pasti vengono distribuiti dalle cosiddette “scodellatrici” retribuite una vera miseria (mi dicono 6 euro all’ora) per svolgere in poco tempo un lavoro assurdo. Questo non solo comporta uno scadimento del servizio, ma mette anche a rischio la sicurezza di chi a scuola ci vive. Un esempio per tutti: se alla mattina c’è un solo commesso alla porta durante l’ingresso e in classe una sola educatrice con 25/26 bambini (se va bene) e succede qualcosa anche di banale, tipo un bimbo che si fa male o che si sporca, a questo punto o l’educatrice lascia la classe sola, o il commesso, per venire in aiuto, abbandona l’ingresso.
Ma l’esternalizzazione meno sopportabile è, e ormai da anni, quella degli educatori che si occupano del sostegno ai bambini disabili. Questo sia su un piano umano (se la cooperativa perde l’appalto, come è successo, il bambino perde l’educatrice di riferimento e questa viene invitata, se vuole mantenere la continuità nel suo lavoro, a cambiare cooperativa!), sia su un piano professionale (se l’insegnante è riconosciuta come sostegno alla classe e non al bambino, come si giustifica un orrore del genere? Abbiamo educatrici di serie B per bambini di serie B!).
Tanto tanto tempo fa, quando le scuole materne del Comune di Milano facevano gola a qualsiasi educatore (allora si preferiva il comune allo stato!), quando la formazione offerta era interessantissima, arricchente e davvero una risorsa, quando nei nidi e nelle materne si respirava professionalità ed entusiasmo, quando il mestiere era chiaramente una scelta, quando i genitori imparavano dalle maestre, quando si pensava a Milano come città dei bambini, ecco, ci fu un tempo in cui fare questo mestiere era un privilegio. In cui mai veniva a mancare il “significato” del proprio lavoro. In cui si riconosceva, anche economicamente, il valore dell’educatore.
A quei tempi (parlo di una quindicina di anni fa), la famosa sesta ora, l’ora in più quotidiana che il Comune prevede rispetto al contratto statale, veniva retribuita 200.000 lire. Oggi si parla 103 euro.
A quei tempi le educatrici “regalavano” normalmente ore al loro lavoro, perchè erano gratificate e rispettate.
A quei tempi i Centri estivi erano gestiti internamente dal personale del Comune che, per i quindici giorni di lavoro a luglio, veniva retribuito in più e otteneva la possibilità di recuperare alcuni giorni durante l’anno scolastico.
Negli ultimi anni, però, il Comune ha iniziato, come dicevo, ad esternalizzare quanti più servizi tra i quali, appunto, i Centri estivi. Mantenendo l’offerta alle educatrici di lavorarci (sempre con retribuzione aggiuntiva e recupero di giorni), su base volontaria, la copertura dei posti mancanti avveniva tramite appalto esterno. Un tempo, pare, non ce n’era bisogno.
Ora, qualcuno si è chiesto come mai le educatrici si siano disaffezionate al lavoro di luglio? Io ho provato a parlare con alcune di loro e la risposta è che non ce la fanno più; non ce la fanno perchè durante l’anno scolastico sono messe in condizioni di lavoro faticose e sempre più stressanti, con aumento del numero di bambini per sezione, carenza cronica, ormai, di personale, senza più i commessi a dare una mano e, soprattutto, senza più il collante della motivazione al proprio mestiere.
Lo scadimento dei servizi ha fatto sì che alcuni genitori, eletti Presidenti dei vari Consigli di Scuola (ciascuno rappresenta mediamente due o tre scuole dell’infanzia e altrettanti nidi), si siano uniti in mailing list per cercare di muoversi in maniera unitaria e aprirsi ad un confronto con l’amministrazione comunale. Nel fare questo alcuni genitori , a mio avviso “incauti” ma in buona fede, si sono lamentati con l’Amministrazione dell’esternalizzazione dei centri estivi.
E’ accaduto così che il Comune, che non ha mai dato risposta alle altre istanze dei genitori eletti Presidenti, al ricevere questa richiesta abbia precettato le educatrici, avvisandole a giugno, per il lavoro nei Centri estivi, senza nessuna garanzia di sorta circa la retribuzione aggiuntiva e l’eventuale recupero dei giorni durante l’anno scolastico.
Ne è nata una protesta, bella, viva, intelligente. Le educatrici si sono mobilitate e hanno creato disservizi, ma lo hanno fatto spiegando e motivando. Ho partecipato al presidio in Largo Treves ed è stato emozionante. Subito dopo ho fatto parte, come Presidente di Consiglio di Scuola, della delegazione ricevuta dall’amministrazione per un confronto. Ed è stato, non solo deludente, ma perfino imbarazzante.
Oggi mio figlio a scuola non avrà una delle sue maestre, e nemmeno domani. E’ a casa per due giorni a causa di un provvedimento disciplinare che la sospende dal servizio per le assenze “ingiustificate” del mese di luglio (ovvero, coperte unicamente da una lettera del sindacato). E non avrà retribuzione per i quindici giorni non lavorati.
La cosa al limite del ridicolo è che nemmeno le direzioni didattiche erano informate di questi provvedimenti, che hanno colpito tutte coloro che si sono mobilitate a luglio, motivo per cui si sono creati ulteriori disservizi.
Complimenti al Comune di Milano. Dei bambini, intanto, non gliene frega più niente a nessuno.