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La scuola è finita
Pubblicato da Marcella De Carli
La scuola è finita. E con la fine dell’anno scopriamo la fine di un sacco di cose, soprattutto la fine dell’idea di una scuola democratica, per tutti, per chi va avanti e per chi resta indietro, per chi è avvantaggiato da risorse personali e familiari e per chi è affaccendato nella sopravvivenza.
Un ottimo resoconto lo trovate qui.
Infiltrazione ecclesiastica in pubblica scuola
Pubblicato da Marcella De Carli
La minaccia papista che grava sulla scuola repubblicana
di Pierfranco Pellizzetti, da Il Secolo XIX
«La prima battaglia per la democrazia la si combatte difendendo la scuola pubblica», tuonava Dario Franceschini nei suoi ultimi comizi elettorali. E così, prima ancora che “di sinistra”, diceva “qualcosa di repubblicano, di civico”.
Ma la scuola pubblica non è sotto minaccia soltanto per la politica di prosciugamento finanziario e tagli promosso dal duo Gelmini-Tremonti. Perché all’azione devastatrice esterna se ne affianca da tempo una per vie interne, molto meno visibile quanto ben più insidiosa: la lenta corrosione dei principi ideali e delle ragioni stesse che fanno della scuola pubblica la colonna portante della democrazia reale.
Dunque, la strategia – definibile “entrista” e in cui spicca Comunione e Liberazione, organizzazione in bilico tra affari e fondamentalismo religioso – che destabilizza silenziosamente l’impianto culturale dell’insegnamento come laicità del pensiero attraverso l’immissione di un personale docente portatore e propugnatore di valori alternativi.
Gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra, dicevano i latini. E queste gocce, diventate il fiume carsico che quotidianamente trascina via frammenti preziosi di un mosaico cognitivo dato per intangibile e finalizzato a forgiare personalità da “buoni cittadini”, sono le centinaia di professoresse e professori entrati nelle aule quali insegnanti di religione e poi regolarizzati, stabilizzandoli nel ruolo come docenti titolati in qualsivoglia materia. Senza selezioni né concorsi (tra l’altro, in spregio alla folla di precari in attesa da decenni della legittima certezza di un posto di lavoro sicuro).
Con evidenti effetti sovversivi riguardo al ruolo esercitato. Infatti, se la scuola repubblicana è per principio fedele alla Repubblica Italiana, la fedeltà di queste nuove immissioni tende invece a rivolgersi (spesso esclusivamente) verso chi li ha scelti e messi in cattedra: i propri vescovi. Situazione acuita dal fatto che nei paesi civili “religione” significa “storia delle religioni”, mentre nelle nostre istituzioni scolastiche il tutto si riduce a “dottrina di Santa Romana Chiesa”.
Sicché ne risultano stravolti i criteri stessi d’insegnamento. Per cui il “sommo Dante” è tale perché sbatte gli eretici all’inferno, non in quanto straordinario esponente intellettuale della propria epoca (che talvolta era capace di inserire lampi di poesia in un ragionamento tra il politico e il teologico); Galileo Galilei viene misurato esclusivamente sul metro dell’ortodossia e dell’abiura, a prescindere dal valore intrinseco del suo contributo rivoluzionario.
Per cui la nobiltà della didattica risulta troppo spesso svilita a puro indottrinamento, agit-prop. Come ne danno preoccupante testimonianza recenti casi di “questioni sensibili” affrontate nelle nostre aule in discussioni che hanno visto gli ex professori (e professoresse) di religione, ormai ascesi al rango di tuttologi, fare sovente la parte del leone; quali cinghie di trasmissione delle tesi dell’alto clero vaticano presentate come verità indiscutibili: dalle vicende drammatiche di Eluana Englaro, costretta a vegetare in una sorta di non-vita imposta dall’alimentazione forzata a mezzo sondino, alle posizioni del papa in Africa riguardo alla contraccezione per i malati di AIDS.
Insomma, un’evidente e permanente minaccia per lo spirito critico, matrice in prospettiva di obbedienti greggi papiste.
Bene ha fatto il cattolico Franceschini a porre il problema. Resta da vedere quanto i maggiorenti del suo partito intendano seguirlo. Quegli stessi che sfilarono all’UDC una fanatica religiosa anti testamento biologico, tal Dorina Bianchi, per metterla al posto del cattolico laico Ignazio Marino.
Sul governo in carica è inutile far conto, visto il suo ostentato disinteresse per i principi repubblicani. Cui antepone quanto gli conviene e i relativi sondaggi.(10 giugno 2009)
Il punto sulla scuola
Pubblicato da Marcella De Carli
Apparentemente tutto tace e sembra che la protesta si sia sedata. Siamo alla fine dell’anno scolastico, ci sono incombenze “altre”, forse insegnanti e genitori stanno facendo i conti con un’idea di scuola che “tutto sommato ce la farà”.
Invece i tagli alla scuola pubblica sono feroci e porteranno ad un’indebolimento dell’offerta, alla faccia delle tre “i”.
Intanto nella scuola primaria spariranno gli insegnanti specialisti di inglese, lasciando il posto agli specializzati, insegnanti che dopo un bel corso di 150, 200 ore andranno a sostituire i laureati. Tralasciando i facili commenti e battute sulle capacità degli specializzati (avremo un sacco di insegnanti che come minimo parleranno l’inglese dei “sopranos”), al momento il problema è che questi sono pochissimi. Nella scuola di mio figlio ce ne sono quattro, che dovranno a turno abbandonare la loro classe per andare a insegnare inglese a tutta la scuola (21 sezioni!), scambiandosi con i docenti della classe a cui presteranno le ore. Questo significa un continuo spostamento di insegnanti, un’orario continuamente spezzato con un sacco di persone che girano nelle classi, alla faccia del maestro unico.
Nelle scuole a tempo pieno l’organico è stato nominato sulla base dell’orario privo di compresenze, il che vuol dire che nella maggior parte degli istituti sono stati assegnati insegnanti in meno rispetto all’anno scorso e questo comporterà uno spezzatino orario. In più sarà difficile immaginare di poter portare avanti situazioni di recupero e di potenziamento (che avvenivano con la presenza di due insegnanti su piccolo gruppo) e salteranno anche laboratori e uscite. Tra i laboratori c’è anche l’informatica, o sbaglio?
Chi invece, guarda un po’, non viene minimamente toccato sono i soliti raccomandati (avranno un santo protettore da qualche parte) IRC, insegnanti di religione cattolica. Al loro posto anche se dovessero avere tre iscritti….
Dunque, delle tre “i” (inglese, informatica, impresa), mi pare che solo la terza se la stia cavando egregiamente, considerato anche le scuole diventeranno sempre più aziende…
La protesta quindi non può fermarsi ora. E infatti prosegue.
Anche le scuole secondarie di primo e secondo grado hanno subìto dei tagli davvero significativi con una ricaduta impressionante sulla qualità dell’offerta formativa.
Per una visione completa della situazione
Tutto come previsto
Pubblicato da Marcella De Carli
Dall’incontro avuto tra una delegazione di genitori e insegnanti del movimento anti-gelmini e alcuni rappresentanti del MIUR ecco il resoconto
Da sottolineare, come scrivevo qui, che i bambini che non si avvalgono dell’ora di religione avranno di fatto un tempo scuola inferiore! Ma è legale?
Le cifre e i contenuti
Pubblicato da Marcella De Carli
Mi piace l’idea che la gelmini sia stata smentita, ora vorrei anche sentire parlare dei bambini.
Credo che una buona scuola sia fatta fondamentalmente da docenti preparati, motivati e aperti al confronto. Una buona scuola per i bambini non è necessariamente di 40 ore, se queste non sono altro che un parcheggio (come vuole il pensiero unico dominante); quello che accadrà non ci è dato saperlo, ma se gli organici verranno assegnati come ha in mente il ministero salteranno le compresenze, salvo fantasiosi aggiustamenti di illuminati dirigenti.
A Milano esiste un assessorato alla “scuola, famiglia e politiche sociali”. Già questo basta per darsi una risposta; la scuola è intesa come luogo in cui rispondere alle esigenze delle famiglie, che, guarda caso, nella maggior parte dei casi coincidono esclusivamente con la necessità di lasciare i propri figli fuori casa il maggior tempo possibile.
Un assessorato che candidamente motiva lo scadimento dei servizi (ad esempio il numero aumentato di bambini per sezione) con il bisogno di rispondere alla domanda, che anzichè valorizzare le proprie risorse (i nidi comunali) dichiara che sono fortunati i genitori che possono pagarsi il nido privato con le rette comunali (si vede che non hanno potuto comparare la qualità dei due servizi!), che dichiara che la scuola dell’infanzia è aperta dalle 8 alle 18 (non più dalle 9 alle 16 con possibilità di pre e dopo scuola per chi ha effettivamente bisogno). Ecco, un assessorato così fa esclusivamente cattiva educazione.
Io sto dalla parte dei bambini e non posso, e non voglio, credere che la mia città vada in questa direzione.