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Il memorandum della maestra montessori
Pubblicato da Marcella De Carli
Il memorandum è un documento che Maria Montessori scrisse nel 1930/31 nel quale vengono esplicitate le regole di comportamento a cui si deve attenere la maestra montessoriana; è stato riadattato (a cura di Costanza Buttafava) in modo da renderlo attuale nella forma, ma senza alterarne il contenuto.
Curare l’ambiente minuziosamente, affinchè si presenti pulito, ordinato, riparando anche alle conseguenze dell’uso
Più i bambini sono piccoli maggiore deve essere il richiamo all’attenzione e alla cura quotidiana, poiché si verificherà che se per prima la maestra sarà attenta all’ordine e alla precisione dell’ambiente a lei circostante, di conseguenza il bambino assorbirà e farà sua tale modalità.
Inoltre “…nell’ambiente del bambino tutto deve essere misurato oltre che ordinato, e…dall’eliminazione di confusione e di superfluità nascono appunto l’interesse e la concentrazione.” (Maria Montessori - Libera scelta - da “Il segreto dell’infanzia”, pag.162)
Insegnare l’uso degli oggetti: far vedere come si compiono le azioni della vita pratica, con dolcezza ed esattezza, affinchè tutto quanto nell’ambiente possa essere utilizzato da chi lo sceglie
Nulla va dato per scontato, ogni cosa deve essere insegnata, altrimenti non potrà essere fatta nessuna richiesta al bambino; tutto ciò che risulta essere alla portata del bambino deve essere da lui conosciuto bene e quindi gestito autonomamente.
Essere attivi nel mettere il bambino in rapporto con l’ambiente, passivi quando il rapporto è avvenuto
Tutto ciò che è nell’ambiente è a disposizione del bambino, alla sua portata ed egli è libero di utilizzarlo. Una volta messo il bambino in rapporto con l’ambiente è necessario che la maestra lo lasci fare, concedendogli anche di sbagliare, e che osservi, cosicchè ci sarà un momento successivo per poterlo affiancare e per riprendere gli aspetti che contenevano errori:
Interferire è togliere fiducia, è confermare la sua incapacità, significa contribuire a rendere il bambino insicuro.
Osservare il bambino, perché non sfugga lo sforzo vano di chi cerca un oggetto nascosto e l’ansia di chi ha bisogno di sostegno
L’osservazione è strumento prezioso che permette di entrare in sintonia e di capire certe manifestazioni del bambino.
Accorrere dove si è chiamati
Ascoltare e ricambiare dove si è invitati
Spesso l’adulto desidera fermarsi a lungo accanto al bambino con cui sta lavorando; è necessario invece essere mobili e non lasciarsi tentare dal mettere in atto comunicazioni a distanza con altri bambini che richiedono l’intervento della maestra: tale modalità disturba e smentisce il richiamo fatto dal bambino con cui in quel momento non si sta lavorando.
Rispettare il lavoro senza mai interromperlo
La maestra deve rispettare il lavoro del bambino senza interromperlo e, nei casi in cui si trova di fronte alla necessità di farlo per esigenze organizzative, deve premurarsi di preavvisare i bambini del fatto che il lavoro dovrà essere interrotto: ciò che il bambino ha scelto liberamente è frutto di una sua maturazione, perciò il suo lavoro non potrà essere sminuito da un’improvvisa interruzione.
Rispettare chi si riposa o guarda gli altri lavorare, senza richiamarlo ed obbligarlo al lavoro
Prima di richiamare al lavoro un bambino, la maestra montessoriana lo osserva per capire quale sia la motivazione che lo spinge al riposo; è cosa inutile obbligarlo ad interrompere la sua pausa, poiché il lavoro obbligato non deriva dalla sua libera scelta. Dunque risulta inutile il giudizio a priori.
Spesso i bambini osservano e in questo modo apprendono dal lavoro degli altri.
Rispettare chi sbaglia un lavoro, senza l’ansia di correggere subito, perché ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo
L’adulto è spinto dall’istinto di correggere gli errori: è preoccupante il bisogno di intervenire subito, come se l’errore fosse un marchio indelebile.
Se un bambino persiste in qualche errore, l’aggiustamento verrà ripreso in un momento successivo, non quando ha appena terminato il suo lavoro e magari ne è soddisfatto: il rischio è quello di spegnere l’entusiasmo che lo ha spinto, di distruggere gli aspetti emotivi che guidano il suo desiderio di lavorare. Inoltre spesso la correzione è carica di ansia, che spaventa il bambino.
Succede di assistere a correzioni che i bambini si fanno tra di loro e, non di rado, nel loro agire, si mostrano molto severi; si rende necessario allora l’intervento che faccia percepire il concetto di rispetto, della persona e del suo lavoro.
La maestra deve essere un esempio di delicatezza nei confronti dei bambini quando si troverà a correggerli.
Essere instancabili nel ritentare di offrire oggetti a chi già li respinse, ha chi ha imparato e sbaglia
Può essere considerato come un “esercizio spirituale”, in cui ci si trova a cercare tutte le possibili modalità per ripresentare quell’oggetto che per qualche motivo è stato respinto.
Si deve animare l’ambiente con la propria cura, mettendo in evidenza il materiale in modo diverso.
L’atteggiamento non deve mai essere offensivo; la maestra deve saper trasmettere un forte desiderio di fare arrivare il messaggio al bambino, puntando sul legame che ha creato con lui, magari rimanendo in un silenzio intento, cioè carico di preoccupazione (ma non di parole pericolose) facendogli sentire la considerazione in cui lo tiene e con la pazienza di chi ama.
Far sentire la propria presenza a chi cerca, nascondersi a chi ha trovato
Si deve sempre focalizzare l’attenzione su chi ne ha maggiormente bisogno
Apparire a chi ha finito il suo lavoro e ne ha compiuto liberamente lo sforzo, mostrando in silenzio la nostra approvazione
Il bambino deve trovare piacere nello svolgere il lavoro, non deve farlo per compiacere l’adulto e questi non dovrà cercare la sua soddisfazione gratificandolo.
Talvolta è funzionale alla preparazione emotiva del bambino se gli si dà l’approvazione prima che inizi a lavorare.
La vera differenza montessori: la libera scelta del bambino
Pubblicato da Marcella De Carli
Che cosa mi fa pensare che nel pensiero Montessori ci sia qualcosa di speciale che lo porta ad essere sempre ad un livello superiore rispetto ad altri “metodi”? Intanto il materiale geniale, l’atteggiamento defilato che l’adulto deve tenere mettendosi da parte ed imparando ad osservare , l’ambiente preparato e continuamente adattato alle esigenze…ma una volta date tutte queste cose ciò che davvero cambia radicalmente la prospettiva è la “libera scelta”, cioè l’idea che il bambino sia in grado di autoeducarsi, di seguire un proprio percorso partendo da ciò che è l’interesse che lo muove in quel determinato momento. In questo senso il “metodo” diventa un aiuto alla vita che si svolge in ogni bambino.
Bisogna vederlo realizzato per credere che si possa fare, ma non è così complicato come si immagina.
Nelle scuole “comuni” dove tanto si parla di individualizzazione dell’insegnamento (meglio, dell’apprendimento) si potrebbero mettere in atto alcuni semplici spunti montessoriani, come quello del lavoro libero, che non equivale a del tempo in cui ognuno fa quello che vuole, ma a delle ore in cui i bambini scelgono tra varie proposte quella che desiderano sviluppare. Si possono preparare schede (montessorianamente si chiamano “comandi”) in dei raccoglitori divisi per materie; i bambini scelgono il lavoro che desiderano, lo eseguono, l’insegnante è a disposizione, osserva e aiuta se le viene richiesto.
Sembra cosa da poco, ma presuppone un atteggiamento dell’adulto completamente nuovo rispetto a quello a cui molti sono abituati, perchè bisogna sapere mettersi da parte e non pretendere più di essere il centro del processo educativo. Per la mia esperienza di maestra l’umiltà verso il bambino e il riconoscimento delle sue capacità di apprendimento a prescindere dalla “lezione” sono ancora di pochi.
Dopo l’assemblea cittadina ricominciamo a pensare ai bambini
Pubblicato da Marcella De Carli
Pioveva ieri sera. E a Milano stanno girando dei virus cattivissimi soprattutto tra i bambini (anche a casa mia). Per questo sono rimasta davvero sorpresa nel vedere la sala congressi della provincia comunque piena di persone, genitori ed educatrici, qualche personaggio politico (pochi) e persino qualcuno in rappresentanza dell’assessorato.
Ripartire dai bambini per dare un senso alle cose, forse è quello di cui abbiamo bisogno.
Credo che ciò che come genitori desideriamo sia sentire che dietro le scelte che vengono fatte per i nostri figli ci sia un pensiero, magari discutibile, non condivisibile, ma almeno qualcosa di motivato, non il nulla che attualmente ci stanno rifilando.
Il fatto, ad esempio, che si decida che per i bambini è fondamentale avere la propria educatrice di riferimento una volta arrivati a scuola può essere materia di discussione. Ma che sulla base di questo pensiero minimo si stravolga un’intera organizzazione mi sembra folle. E allora diventa legittimo il sospetto che si vogliano nascondere scelte “altre” con piccole proposte slogan, che ricordano tanto il grembiulino della gelmini.
L’inizio della fine per i nidi comunali?
Pubblicato da Marcella De Carli
Come volevasi dimostrare la chiara intenzione dell’amministrazione comunale di Milano è quella di privatizzare il privatizzabile e i nidi d’infanzia saranno i primi ad essere toccati. L’idea è quella di un buono del comune (lo stesso concetto del buono-scuola di formigoni per le scuole private) con il quale le famiglie possono accedere ai nidi privati. Questo significa disinvestire su un servizio pubblico che ha sempre funzionato e accreditare nidi privati che non danno la stessa garanzia di quelli comunali.
Quando ho sentito l’ex (è appena andato in pensione) direttore dei servizi all’infanzia gongolarsi dichiarando quale fosse la fortuna delle famiglie che potevano scegliersi il nido privato con i soldi pubblici ho capito l’aria che tira. Ma è mai possibile che uno parli indirettamente male di qualcosa che amministra?
l’articolo di zita dazzi su repubblica
Tutto come previsto
Pubblicato da Marcella De Carli
Dall’incontro avuto tra una delegazione di genitori e insegnanti del movimento anti-gelmini e alcuni rappresentanti del MIUR ecco il resoconto
Da sottolineare, come scrivevo qui, che i bambini che non si avvalgono dell’ora di religione avranno di fatto un tempo scuola inferiore! Ma è legale?